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Educatori, «testimoni di te»

Educare è la forma concreta che prende la fede quando incontra la vita che cresce/4

Educatori, «testimoni di te»

Educare è la forma concreta che prende la fede quando incontra la vita che cresce/4
7 novembre 2025 di Marco Pio D'Elia | No comments yet

A Riccione, un tempo per riscopre…

…la vocazione educativa. Un incontro che genera

C’è un momento, nel cammino di chi educa, in cui le domande si fanno più urgenti delle risposte. È la soglia della vocazione educativa, laddove il servizio si riscopre chiamata e la responsabilità atto d’amore. Educare è la forma concreta che prende la fede quando incontra la vita che cresce. Ma siamo ancora capaci di incontrarla davvero, quella vita? Conosciamo sul serio i giovani e i giovanissimi che ci sono affidati? Sempre meno latente è il rischio di rifugiarsi in tali interrogativi, cullandosi nei recinti del familiare, di chi già parla il nostro linguaggio e frequenta i nostri spazi. Il rischio – proprio anche delle comunità più generose – di scambiare la prossimità per conoscenza, di credere che basti condividere un luogo o un metodo per comprendere il cuore dell’altro.

L’educare, invece, comincia quando smettiamo di voler portare dentro al nostro conosciuto per entrare nell’alterità sconosciuta, in altre parole quando decidiamo di uscire fuori: fuori dalle nostre sicurezze, fuori dalle abitudini di linguaggio, fuori dai confini di un’esperienza ecclesiale che rischia di parlarsi addosso. Per questo la vocazione educativa è sempre anche un atto di decentramento: è scegliere di guardare il mondo a partire dai volti e dalle storie dei giovani e delle giovani, non dalle nostre categorie su di loro. Forse è questa la prima forma di fedeltà alla nostra vocazione: lasciarci educare da coloro che crediamo di educare; riconoscendo che Dio abita anche la distanza; che la fede può fiorire nelle periferie formali e temporali; che l’incontro vero accade solo quando smettiamo di immaginare «i nostri ragazzi» e iniziamo a cercarli, iniziamo a riconoscere ogni ragazzo, ogni ragazza, come possibilità inedita di Vangelo.

…la responsabilità educativa. Lasciarsi formare per poter generare

Alla luce di questo sguardo, la domanda diventa personale e comunitaria insieme: come vivere questa chiamata? Se l’educazione è un’uscita, allora l’educatore dovrà mettersi in cammino. È in questo senso che la vocazione educativa è una forma di conversione continua, un lasciarsi generare per poter generare. Educare è lasciarsi toccare dalla vita che ci raggiunge, riconoscendo e accogliendo in essa il Signore che parla alla nostra storia. Per questo la riflessione torna al cuore del nostro Progetto Formativo, che rimane la sorgente comune, la grammatica condivisa di ogni servizio educativo in Ac.

Le sue parole, che forse a volte scorrono come formule, tornano a vibrare come domande. Che cosa significa, per me, essere discepolo missionario? Non tanto colui che insegna, ma colui che segue; non chi possiede la strada, ma chi la percorre con altri. Che cosa vuol dire aver compiuto scelte di fede? Forse non tanto averle concluse, quanto continuare a rinnovarle ogni giorno nel confronto con la realtà. Cosa significa essere espressione dell’associazione? Evidentemente assumere quella forma ecclesiale che l’Azione Cattolica incarna, una forma di Chiesa che vive nella corresponsabilità e nel servizio. Ma come ci si lascia guidare dallo Spirito? Anzitutto riconoscendolo nell’intreccio di tante voci, quale voce di comunione. E poi come essere capaci di relazione?

L’educatore che sa relazionarsi non convince, ma convive, nel senso evangelico del condividere la vita. Infine, cosa significa accogliere il servizio educativo se non entrare in un cammino che trasforma chi educa e chi è educato, riconoscendo in questa dinamica la risposta alla propria vocazione?

Fototeca Azione Cattolica Italiana

…il camminare insieme. Il passo condiviso della cura

In questo senso, diventa chiaro che la vocazione educativa non può essere la chiamata di uno soltanto! In una geografia articolata come la nostra, educatori e responsabili, da Nord a Sud, imparano a riconoscersi parte di una stessa narrazione: quella di una Chiesa che cresce camminando insieme, con un passo che sa attendere l’altro. È ciò che gli itinerari formativi di Azione Cattolica desiderano rendere visibile e concreto: percorsi di fraternità, strumenti che tengono insieme l’unità e la molteplicità, che trasformano la distanza in prossimità. Ogni tappa, ogni modulo, ogni intuizione nasce proprio dall’ascolto di esperienze, dal lavoro appassionato di educatori ed educatrici che in tutta Italia si interrogano insieme su come accompagnare tutti e tutte, senza esclusioni. È la pedagogia del dono, nella quale si scopre che la formazione migliore è quella che nasce dallo scambio.

Così, mentre il Convegno di Riccione si prepara ad accogliere la plenaria del sabato mattina dedicata agli educatori dei gruppi giovani e giovanissimi, il Settore Giovani si prepara a rilanciare, ancora una volta, ciò che ha più a cuore: il camminare insieme come educatori che si lasciano educare, come comunità che cresce condividendo il passo, le fatiche e la gioia della cura. Sarà un tempo per riconoscere che, dietro ogni autentico itinerario, c’è la vita di una Chiesa che continua a generare. Nei territori, nelle parrocchie, nei gruppi, l’Azione Cattolica rimane luogo di cura: non un riparo, ma uno spazio aperto, dove si apprende nell’ordinarietà che educare è servire, accompagnare è credere, e condividere il cammino è la forma più alta della speranza. Insomma, dove ci si allena a essere «Testimoni di te»!

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