Per chi, come chi scrive, appartiene alla cosiddetta Generazione Z, il concetto di scelta religiosa aleggia come qualcosa di familiare ma sfuggente. È un termine che ascoltiamo spesso, di cui si dà per assunto il significato, eppure per molti di noi resta un concetto legato a una storia che non abbiamo vissuto in prima persona. Noi non abbiamo conosciuto gli anni in cui fede e politica camminavano insieme, non abbiamo partecipato ai comitati civici, né votato per la Democrazia cristiana; tutto ciò ci è arrivato solo attraverso i libri di scuola e i racconti dei più grandi. Per questo comprendere appieno l’importanza e la portata di quella scelta religiosa può sembrare difficile.
Eppure, basta guardare negli occhi i giovani e i giovanissimi di Azione cattolica per riconoscere un riflesso vivo e concreto di quella scelta. Non come un concetto astratto o un’eredità storica, ma come un vero e proprio stile di vita. Nella loro quotidianità la scelta religiosa si manifesta come consapevolezza, come coerenza tra ciò in cui si crede e ciò che si fa. Noi, che siamo cresciuti nel solco di questa scelta, abbiamo imparato a viverla più che a definirla e questo, forse, è il modo più autentico per raccontarla.
LA POLITICA CHE PIACE A NOI
La scelta religiosa porta inevitabilmente a interrogarsi sul significato più profondo della parola “politica”. Non nel senso partitico del termine, ma nel senso originario, ovvero quello di un «insieme delle attività che riguardano la vita pubblica e gli affari di una comunità», come si può leggere sull’Enciclopedia Treccani. Ebbene, basterebbe aprire una pagina a caso del Vangelo per ritrovare quella politica lì, quella che mette al centro la persona, il bene comune, la giustizia. Mettere il Vangelo al centro delle nostre scelte significa, allora, praticare quella “Politica con la P maiuscola”, a noi tanto cara. Non si tratta solo di contenuti o programmi, ma di stile: di un modo di stare al mondo, di costruire relazioni, di impegnarsi nella società.
In un tempo in cui, come ci ha ricordato spesso papa Francesco, «tutto è intimamente connesso», la scelta religiosa diventa il filo che unisce il nostro credere e il nostro agire. È ciò che impedisce di ridurre la fede a un fatto privato e la politica a un’arena di potere. Niente di più lontano, dunque, da una chiusura nelle sacrestie o da una rinuncia alla responsabilità pubblica.
Una formazione integrale
Chi, come chi scrive, è cresciuto in Azione cattolica negli anni in cui si raccoglievano i frutti di una scelta coraggiosa, ha sviluppato una forte coscienza sociale. Lo testimoniano, ad esempio, le esperienze e le iniziative del Settore giovani come il grande incontro nazionale Segni del tempo, un’immersione lucida e appassionata nella complessità del nostro presente, o la Scuola di Bene comune, organizzata con il Movimento studenti e la Fuci.
Una formazione integrale, dunque, che non si limita alla riflessione, ma spinge a vivere la fede nel mondo, con pensiero critico, coraggio e consapevolezza. Ecco perché le giovani generazioni oggi sono oggi chiamate a un ruolo centrale: vivere questo tempo complesso senza rinunciare alla speranza, affrontando sfide enormi come la pace, la giustizia sociale, la sostenibilità.
In quest’ottica, la scelta religiosa non resta un principio astratto, ma prende corpo nella storia e nelle scelte quotidiane. È un orizzonte che si incarna nei volti e nei gesti. È la fede che non si rifugia, ma costruisce. Che non divide, ma unisce. È la visione di Vittorio Bachelet, un martire laico, che continua a essere presente nei nostri cuori e che si intreccia con la vita vissuta a pieno da san Pier Giorgio Frassati, esempio universale di santità laicale.
CI SIAMO OGGI, CI SIAMO PER GAZA
Queste testimonianze si incrociano e continuano a ispirare le vite di tanti giovani che scelgono di impegnarsi nella realtà sociale e politica con uno sguardo di fede. Lo dimostra l’impegno dei giovani di Azione cattolica nelle manifestazioni e negli scioperi per la pace a Gaza. In giorni segnati da dolore e tensione, l’associazione ha scelto di esserci: non con bandiere di partito, ma con il linguaggio della preghiera e del dialogo, portando nelle piazze un messaggio di pace possibile.
Lo hanno raccontato con estrema sincerità i due vicepresidenti del Settore giovani, Emanuela Gitto e Lorenzo Zardi, in un articolo sul sito dell’Ac dal titolo La strada possibile, tra piazza e preghiera. Il loro messaggio, profondo e limpido, ricorda che non si tratta di scegliere tra l’impegno civile e la spiritualità, ma di viverli insieme, in un equilibrio dinamico che unisce fede e responsabilità e in cui le due cose traggono forza l’una dall’altra.
Se i giovani di Azione cattolica riescono oggi a vivere la fede in modo così concreto, è perché appartengono a un’associazione che ogni giorno incarna la scelta religiosa con coerenza e testimonianza. Questa coerenza è visibile negli adulti così come negli assistenti ecclesiastici, che con la loro vita hanno mostrato cosa significhi davvero scegliere il Vangelo.
Una fede che non si chiude nella dimensione provata
L’unità dell’associazione su questo tema emerge chiaramente anche dal suo Bilancio di sostenibilità, un documento che racconta in modo trasparente e misurabile la portata dell’impegno di Azione cattolica. In questo si riflette l’identità profonda dell’associazione: un luogo in cui la spiritualità non è mai disgiunta dall’impegno, e dove ogni scelta personale diventa parte di una testimonianza collettiva che attraversa il tempo, rinnovandosi in ogni generazione.
Al di là di ogni teoria, il significato della parola “scelta religiosa”, almeno per noi giovani, significa questo: una fede che non si chiude nella devozione privata, ma si apre al mondo, capace di farsi presenza, azione e testimonianza. Una scelta che non divide, ma unisce; che non chiude, ma apre; che non impone, ma propone uno stile diverso, capace di rendere visibile la fede nel concreto della vita quotidiana. È una scelta che, rispetto al passato, offre anche una libertà nuova: non quella di schierarsi obbligatoriamente con un partito o un’idea, ma di vivere la propria fede nella piena autonomia del discernimento personale e comunitario. Una libertà che nasce dal Vangelo, che ci richiama ogni giorno a viverlo con autenticità e coraggio.