Partiranno oggi e rientreranno il 5 ottobre, 110 persone da tutta Italia per partecipare in Ucraina al “Giubileo della Speranza”, tra Kyiv e Kharkiv. Promosso dal Project Mean, l’evento unisce preghiera, cultura e incontri con la società civile, per nutrire relazioni e costruire legami di pace dal basso. Tra loro ci sono membri e rappresentanti di movimenti e associazioni come Azione Cattolica, Comunione e Liberazione, Agesci, Acli, Masci, i focolari di Kyiv, Sale della Terra, Base. Ci sono sindaci, assessori e consiglieri comunali. Hanno deciso di partire nonostante gli attacchi russi con droni sulle città si siano intensificati nelle ultime ore. Di seguito vi proponiamo il documento che accompagna e spiega l’iniziativa:
Per un’Europa sicura e pacificatrice
Noi cittadini dell’Unione Europea e dell’Ucraina, uniti politicamente e giuridicamente dal trattato sull’Unione Europea e, soprattutto, uniti culturalmente e spiritualmente dal desiderio di essere parte attiva della costruzione di una pace giusta, alla luce dell’aggressione armata russa al libero popolo dell’Ucraina, solidali con il popolo ucraino che coraggiosamente ed eroicamente resiste da un decennio in evidenti condizioni di inferiorità in mezzi e uomini;
del Processo di allargamento e della Politica di Vicinato della UE;
della sempre più manifesta incapacità delle istituzioni multilaterali e globali di prevenire ed arginare le violenze sui civili nel corso delle centinaia di conflitti attivi, con particolare attenzione a ciò che sta accadendo in Medio Oriente riteniamo che nello scenario di sempre più diffuse crisi internazionali che sfociano nella moltiplicazione dei conflitti armati, l’UE debba porsi, in coerenza con i suoi principi fondativi, quale istituzione autorevole e competente nel promuovere la pace nella giustizia, in Europa e nel mondo, confermando il ruolo esclusivo e originale riconosciuto nel 2012 con l’attribuzione del premio Nobel per la pace.

Strumenti per la pace adeguati al contesto internazionale
L’obiettivo della UE di contribuire attivamente alla prevenzione dei conflitti e promuoverne la soluzione pacifica rafforzando la sicurezza e la stabilità internazionale, mentre ha funzionato dentro i confini unionali, è rimasto largamente incompiuto relativamente all’ambiente esterno europeo e al sistema internazionale. A tal riguardo riteniamo non corrispondenti ai bisogni delle crisi in corso, in particolare con riferimento alla situazione in Ucraina dopo l’aggressione russa, le modalità di utilizzo dello “Strumento Europeo per la Pace”, per l’esclusiva fornitura di armi ed equipaggiamento militare.
C’è urgente necessità di dare una chiara “visione europeista” ai processi di costruzione e difesa della pace e di non ridurre il concetto di sicurezza a mera sicurezza militare. Gli europei e gli ucraini che firmano il presente documento desiderano che alle risorse per la difesa siano aggiunte quelle per interventi di carattere civile, capaci non solo di scongiurare l’escalation dei conflitti in corso, ma anche e soprattutto di prevenire nuovi conflitti e di garantire il ritorno ad una pacifica e creativa convivenza nelle zone e aree di tregua.
C’è urgente necessità che attorno ai temi della pace e della sicurezza vi sia un forte coinvolgimento popolare ed un precipuo richiamo alla responsabilità civile di ciascun europeo, non potendo bastare solo l’esercizio di una delega in materia ai nostri governanti.
Riteniamo che tale impostazione di lavoro per la UE sia un dovere giuridico della stessa, in virtù, tra gli altri, degli artt. 2 e 21 del Trattato.

La lezione ucraina e la partecipazione della società civile sulla sicurezza e la pacificazione
Il popolo ucraino è più consapevole di ogni altro in Europa che la difesa dalle aggressioni non si compie unicamente con le armi, e che la sua tenace e persistente resistenza non sarebbe stata possibile senza la rete locale e internazionale di solidarietà attiva espressa dalla società civile e dalle amministrazioni locali.
Siamo convinti che sia il momento di sostenere, anche attraverso un dibattito approfondito tra i cittadini dell’UE, il ruolo attivo indispensabile della società civile e delle amministrazioni locali dei 27 stati membri e che, a questo proposito, non sia più rimandabile la costituzione di Corpi Civili di Pace Europei, proposta che fin dal 1995 è parte intrinseca del patrimonio filosofico, spirituale e di pratiche della UE.
Pertanto, chiediamo:
1 che le istituzioni competenti organizzino al più presto una “Conferenza sul futuro di un’Europa di pace nella giustizia”. La conferenza dei cittadini europei è un esercizio democratico europeo senza precedenti, aperto e inclusivo, incentrato proprio sui cittadini, ed ha avuto luogo, per la prima e finora unica volta, nel 2021, per iniziativa dell’allora presidente del Parlamento Europeo David Sassoli, sottoscritta dal primo ministro portoghese Antonio Costa, a nome della presidenza del Consiglio dell’UE, e dalla presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen. Auspichiamo con forza che la Conferenza venga nuovamente convocata per discutere circa l’istituzione e l’operatività dei Corpi Civili di Pace Europei;
2 che uno stato membro o l’Alto Rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza propongano al Presidente del Consiglio Europeo di inserire, nell’odg del prossimo Consiglio Europeo, l’istituzione dei Corpi Civili di Pace, inquadrata nelle previsioni del nuovo Patto civile PSDC – Politiche di Sicurezza di Difesa Civile, in linea con quanto auspicato dal Parlamento Europeo nella risoluzione sull’attuazione della PSDC civile e di altre forme di assistenza civile dell’UE in materia di sicurezza.

Impegni della società civile europea e ucraina
Al fine di sostenere queste proposte, procederemo a:
– costituire il comitato promotore di una “Conferenza europea per un futuro di pace in Europa e nel mondo e per la costituzione dei Corpi Civili di pace Europei”, coinvolgendo associazioni, sindacati, Ong, sindaci e consigli comunali, parlamentari dei paesi membri e del Parlamento Europeo sensibili all’iniziativa e singoli cittadine e cittadini;
– presentare questa proposta in una conferenza al parlamento europeo;
– organizzare una specifica raccolta di firme di parlamentari europei e ucraini e chiedere che si costituisca, in seno al Parlamento Europeo e ai parlamenti dei diversi governi Europei, una Commissione ad hoc, col compito di promuovere questa iniziativa;
– mobilitare la raccolta delle firme previste dai trattati, attraverso specifiche iniziative. Si tratta di coinvolgere in particolare le ragazze e i ragazzi dei paesi della Ue che guardano con timore e smarrimento al futuro, dando loro un obiettivo concreto e realistico di impegno civile e sociale;
– vivere insieme alla società civile ucraina e alla società civile europea il “Giubileo della Speranza in Ucraina” dal 2 al 4 ottobre 2025 a Kiyv e Kharkiv con la presenza di circa 110 attivisti provenienti da diversi paesi europei, tra cui sindaci, giornalisti, docenti universitari ed esponenti della società civile.