Mille morti in tutt’Italia dal 1° gennaio ad oggi. È un 2025 nero, color rosso sangue, quello sulla sicurezza sul lavoro. Non sono numeri, ma volti, storie, famiglie distrutte. Non sono sfumature diverse, ma, da nord a sud, da est a ovest del nostro Bel Paese, sono tutte tonalità di una stessa medaglia: quello che attualmente si fa su prevenzione e sensibilizzazione, purtroppo, non basta. Per questa ragione, il Movimento Lavoratori di Azione Cattolica ha deciso di dedicare il suo annuale percorso di formazione online, per segretari, vicesegretari e membri d’Equipe dei MLAC d’Italia, al tema della sicurezza sul lavoro. Lo farà, per tutto l’anno associativo 2025/2026, attraverso varie voci, dati, testimonianze.
Lo farà con un gesto concreto, come fa dal 2022, per mantenere i riflettori puntati su questo dramma, promuovendo un simbolo forte come l’Albero della Sicurezza in un periodo particolare come quello natalizio. E proprio dall’Albero della Sicurezza, il MLAC ha voluto far partire questo viaggio formativo, invitando e ascoltando l’artista che ha realizzato l’installazione composta da caschi antinfortunistici montati su una tipica intelaiatura da cantiere, che vuole fare memoria delle vittime del lavoro, e il presidente nazionale della Fondazione ANMIL “Sosteniamoli subito” Francesco Costantino, ANMIL a cui il generoso 87enne maestro lombardo ha voluto donare questa preziosa opera per essere diffusa.
COS’E’ E DI COSA SI OCCUPA L’ANMIL
Costantino, nel suo intervento, dopo aver raccontato come e con quali scopi è nata l’ANMIL (Associazione Nazionale fra lavoratori Mutilati e Invalidi del Lavoro), ha spiegato quali sono gli obiettivi della Fondazione.
“In pratica, quello che proviamo a fare è di offrire il nostro supporto per cercare di mitigare le conseguenze all’indomani di infortuni ingiusti e ampiamente evitabili e per salvaguardare e ridare dignità a chhttps://www.anmil.it/fondazione-sosteniamoli-subito/la-fondazione-anmil-sosteniamoli-subito-onlus/i, a seguito di simili tragedie, resta danneggiato nella propria integrità psicosociale ed economica.
La Fondazione – ha chiarito Costantino – è un ente di diritto privato di assistenza e di ricerca, con lo scopo principale di promuovere azioni assistenziali nei confronti delle vittime degli infortuni sul lavoro, nonché di specifiche situazioni di difficoltà delle vedove e degli orfani. Inoltre, promuove studi e ricerche, anche istituendo premi e borse di studio, negli ambiti della medicina legale e del lavoro, con particolare riferimento agli infortuni ed alle malattie professionali, alla sicurezza del lavoro, delle macchine e degli ambienti di produzione”.
La prevenzione non è facile ma assolutamente necessaria
Originario di Reggio Calabria, infortunatosi nel 1998 lavorando per una società operante con le Ferrovie dello Stato e rimanendo folgorato, riportando l’amputazione della gamba sinistra, dall’anno successivo ha iniziato a militare nell’associazione, ricoprendo in ANMIL i ruoli di Presidente territoriale Reggio Calabria, di vicepresidente regionale e provinciale Fand, di componente del Co.co.pro. Inail Reggio Calabria e di consigliere nazionale.
“Le persone gravemente infortunate o, purtroppo, decedute – sottolinea il presidente della Fondazione – rappresentano coloro che portano un segno di sofferenza distintivo di questo dramma sociale. Nel mio percorso personale, ho incontrato tante persone che mi hanno accompagnato e aiutato. Tantissime altre persone, invece, non sono adeguatamente accompagnate e sostenute, e, vedendosi disperate, piombano in forme di depressione o cadono in dipendenze da alcol e droghe.
Il lavoro di sensibilizzazione da fare sulla prevenzione, sicuramente non facile e in salita, riguarda sia i datori di lavoro, sia i dipendenti delle imprese. Il più delle volte, infatti, la responsabilità di un incidente sul lavoro è equamente diviso al 50 e 50. Da una parte c’è il datore di lavoro che deve sensibilizzare i propri dipendenti e, se essi non si sentono abbastanza educati a ciò o informati su ciò, la responsabilità principale non è che esclusivamente del datore di lavoro. Dall’altra parte, i lavoratori devono tutti sentirsi responsabilizzati dell’indossare e far indossare correttamente i dispositivi di sicurezza indicati, del segnalare anomalie, del muoversi con attenzione e prudenza, ecc.”.
IL PADRE DEGLI ALBERI DELLA SICUREZZA
Collegato online dalle campagne cremonesi, c’ha fatto l’onore della sua presenza il M° Francesco Sbolzani, l’autore della creativa e significativa opera dell’Albero della Sicurezza.
“L’idea di proporre questa forma di sensibilizzazione nel periodo natalizio – ha raccontato Sbolzani – è nata proprio perché durante quel periodo poco si pensa ad infortuni e morti sul lavoro. Da una parte abbiamo le luminarie agghindate a festa, dall’altra tragedie che si succedono continuamente e l’indifferenza a farla da padrone. Sono troppi gli incidenti dovuti soprattutto ad una situazione di povertà che costringe le persone a lavorare in qualsiasi condizione. Se la ricchezza fosse distribuita in modo equo, forse molti rifletterebbero prima di andare a lavorare e gli stessi datori di lavoro creerebbero condizioni diverse. Bisogna creare migliori condizioni lavorative. C’è troppo divario tra chi è ricco e chi è povero e molti sono costretti a lavorare in situazioni di pericolo, pur di portare a casa un pezzo di pane”.
Il fascino natalizio e un messaggio potente
Caschi antiinfortunistici, solitamente gialli e neri, ma anche bianchi (per rappresentare le morti giovani) e rosa (per rappresentare le donne vittime del lavoro), a comporre uno speciale albero natalizio che dà un preciso segnale di attenzione verso tutte le vittime suoi luoghi di lavoro. Quella delle installazioni a forma di albero di Natale è un approccio originale che il M° Sbolzani utilizza da molti anni per far riflettere sulle problematiche sociali e di attualità, trasformando un simbolo natalizio tradizionale in un potente mezzo di comunicazione sociale. Ogni installazione è focalizzata su una particolare tematica sociale. Oltre al tema della sicurezza sul lavoro, infatti, Sbolzani ha voluto, negli anni, sensibilizzare sulla sicurezza stradale, sull’inquinamento, sul riciclo creativo, sull’importanza della prossimità del prendersi cura, sule disuguaglianze.
Un modo unico per combinare il fascino natalizio con un messaggio potente, creando installazioni che sono veri e propri manifesti di consapevolezza, che pongono domande e stimolano il dialogo per far riflettere. Lo scorso anno, al Pirellone, simbolo dell’imprenditoria lombarda, è stata esposta la mostra “Messaggi dagli Alberi”, curata dall’architetto Luca Verzellesi, che conteneva proprio tutte le tipologie di alberi realizzati da Sbolzani. Una celebrazione del lavoro ventennale del maestro, “un artigiano prestato all’arte”, come ama definirsi lui.
L’IMPORTANZA DEL FARE RETE SUI TERRITORI
Al termine degli interventi dei due relatori, sono state tante le domande rivolte su aspetti diversi della questione, segno che la scelta fatta dal MLAC di proporre un percorso formativo sulla tematica e le parole ascoltare hanno destato molto interesse e spunti. Domande alle quali ha risposto il presidente nazionale della Fondazione ANMIL “Sosteniamoli subito”. Come fare rete per sensibilizzare meglio e di più, come non solidarizzare con le difficoltà dei costi sulla sicurezza che devono sostenere le piccole-medie imprese, come accompagnare al meglio infortunati e famiglie.
Entrando nelle fabbriche, nelle aziende, nelle scuole
“Iniziamo ad entrare nell’ottica di pensiero – ha affermato Costantino – che non c’è prezzo alto che tenga, quando si tratta di sicurezza delle persone. Poi, è chiaro, soprattutto le piccole-medie imprese vivono delle oggettive difficoltà economiche nel sostenere tutta la burocrazia e i meccanismi che ci sono dietro, e su questo lo Stato dovrebbe alleviare il carico dei costi sulle loro spalle. Va anche detto che, in moltissimi casi, perché non dobbiamo nasconderci dietro ad un dito, i corsi di formazione che propongono le aziende sono fasulli. Per questo bisogna spingere molto su una capillare formazione alla prevenzione che coinvolga sia gli imprenditori, sia i dipendenti, su un qualcosa cioè che faccia capire loro sempre di più l’importanza vitale di tutto questo. Questo accompagnamento verso le parti in questione deve riguardare tutti e deve interessare tutti, la vita di tutte le persone ci deve stare a cuore.
Come fare rete sui vari territori?” – si chiede infine Costantino. “Entrando nelle fabbriche, nelle aziende, nelle scuole. Avere la possibilità di fare formazione nelle scuole significa iniziare a sensibilizzare i futuri professionisti, i futuri imprenditori e i futuri operai. Noi abbiamo un solo compito, promuovere la cultura: la cultura della legalità. La nostra economia, non solo nazionale ma globale, non è formata solo dalle grandi industrie e multinazionali, che spesso e volentieri fanno orecchie da mercante e spallucce sulla sicurezza del lavoro. Ma la nostra economia è composta, soprattutto, da piccole e medie imprese. E in particolare lì che dobbiamo andare. È lì che dobbiamo recarci per ascoltare e per incontrare imprenditori e operai. Solo così creiamo una cultura di sensibilizzazione sul tema che potrà, nel tempo, porre un freno a questa vera e propria carneficina sui luoghi di lavoro”.