Passa al contenuto

L’amore può cambiare il mondo

Il 14 giugno festeggiati i venti anni dell’Hogar Niño Dios di Betlemme
20 giugno 2025 di Paola Fratini
L’amore può cambiare il mondo cover image

In questi giorni saremmo dovuti andare a Betlemme con una delegazione della presidenza nazionale di Ac per festeggiare insieme alle suore e ai bambini dell’Hogar Niño Dios i venti anni della casa che, a poche centinaia di metri dalla grotta della Natività, accoglie e cura piccoli con serie disabilità. La famiglia dell’Hogar Niño Dios è ormai dal 2017 una realtà ben conosciuta dalla nostra associazione perché per molti anni, fin quando la situazione in Israele lo ha permesso, ha accolto il progetto Al vedere la stella attraverso il quale l’Azione cattolica italiana ha inviato molti soci per un servizio di volontariato.

L’Inno alla carità

La situazione in Terra Santa e il blocco dei voli non ci ha permesso di essere insieme a loro per fare festa per questo importante traguardo. L’aggravarsi della guerra in Medio Oriente non ha però impedito alle suore di riunirsi nella chiesa di Santa Caterina dove nella mattinata di sabato 14 giugno il patriarca latino, card. Pizzaballa, ha celebrato con loro, con i bambini e pochi altri presenti una santa messa di ringraziamento per questi anni.

Nell’omelia il cardinale ha ricordato che dove il linguaggio è quello della prepotenza l’Inno alla carità di San Paolo e la nascita di Gesù, ascoltati nelle letture della Santa Messa, ricordano che noi crediamo che è l’amore e solo questo che può cambiare il mondo, non la prepotenza o il desiderio di ricchezza. Ha sottolineato che oggi sembra non esserci spazio per futuro e speranza, ma se guardiamo alla storia vediamo che Dio riesce sempre a far crescere e costruire cose nuove attraverso l’amore, attraverso la sua opera che si esprime nelle opere della Chiesa. 

Un grazie a tutti

Il cardinale ha ringraziato le religiose e religiosi del Verbo Incarnato che in questi anni hanno guidato Hogar e che hanno come prerogativa il desiderio di servire, amare e far crescere e lo fanno mettendosi al servizio dei più poveri.

Ha infine ringraziato il Signore e tutti coloro che, volontari e benefattori, attorno a questa opera si sono aggregati per lavorare insieme al servizio del Signore.

Avremmo davvero voluto essere lì 

Avremmo davvero voluto essere lì, e questo desiderio di essere presenti era sorto nella presidenza nazionale proprio per far sentire l’affetto e la vicinanza nonostante l’impossibilità di inviare in questo periodo volontari che potessero aiutare concretamente le suore.

Il progetto dell’Ac: l’Hogar Niño Dios

La realtà dell’Hogan Hogar Niño Dios ha incrociato la strada dell’Azione cattolica già nel 2013, quando la presidenza guidata da Matteo Truffelli era stata in pellegrinaggio a Betlemme. Poi, alle porte dei festeggiamenti per i 150 anni dell’associazione, in un nuovo incontro alla fine del 2016 è nato subito il desiderio, o meglio il bisogno, di fare qualcosa per dare una mano alla comunità dell’Hogar: farla conoscere e dare a tutti i soci la possibilità di sperimentare la grazia dell’incontro con quei “bambini Gesù”. È nata l’intuizione, allora, di creare una esperienza che dicesse il senso profondo dell’essere Azione cattolica: così nella XVI Assemblea nazionale è stato presentato il progetto Al vedere la stella che è diventato il segno simbolico dei 150 anni.

Far nascere il progetto è stato il modo concreto di dire che l’Ac di oggi vuole essere una associazione che cerca strade nuove per vivere nel mondo e condividere la presenza di Gesù che ci cammina accanto.

L’esperienza all’Hogar Niño Dios

Ho incontrato per la prima volta le suore e i bambini in una dopocena del novembre 2006. Ero in Terra Santa con una piccola delegazione del mio comune gemellato con Betlemme, accompagnati dall’allora vice parroco, don Mario Cornioli, che già era affezionato ai bambini dell’Hogar. Siamo andati a visitare questa realtà che era allora costituita dalla sola piccola casa delle suore che avevano ospitato i primi bambini.

Ricordo che ci hanno accolto offrendoci un caffè mentre i piccoli stavano andando a riposare nella stanza accanto separata da alcune tende. Ho avvertito subito la grandezza dell’opera che stavano facendo quelle suorine argentine vestite di blu…

Nel 2017, mentre ero presidente diocesano, durante l’assemblea nazionale venne dato l’annuncio che l’Ac nazionale avrebbe attivato un progetto per inviare volontari: a quel punto non potevo trovare più scuse, la mia famiglia associativa mi invitata a realizzare un sogno. E così nel dicembre 2017 sono partita.  Ho pensato più volte a cosa significa donare solo dieci giorni rispetto a chi fa volontariato qui e lo fa ogni giorno, ma credo che questa esperienza, oltre a farmi conoscere di più la Terra di Gesù, è stata una esperienza più che stra-ordinaria, extra-ordinaria che mi ha permesso di valorizzare di più l’ordinario.

Le difficoltà non sono mai mancate nell’accompagnare il progetto ma mai l’associazione ha pensato di tirarsi indietro, certa del dono grande che si poteva fare ai bambini e alle suore a Betlemme ma anche a tutti coloro che potevano partire come volontari.

Anche adesso, che purtroppo non è possibile per i volontari essere presenti ad aiutare concretamente, la nostra associazione sta pensando a come sostenere le necessità attraverso aiuti concreti studiati appositamente e che permettano di aiutare anche la popolazione di Betlemme.

Nel cuore il sorriso dei bambini

Mi porto nel cuore i sorrisi e i volti di quei bambini Gesù che ho avuto la fortuna di accudire. Mi porto nel cuore la cura delle suore, i bavagli cambiati a ogni pasto e distesi ad asciugare in una fila infinita. Non posso scordare i calzini da appaiare e neppure quella volta che ho cambiato un pannolino impacciata e inesperta, e la risposta della suora alla mia obiezione di non essere capace perché non aveva avuto figli: «neanche io», mi disse lei, facendomi capire che con l’amore tutto diventa possibile.

Una cosa è certa. Quando andiamo a Betlemme a “vedere la stella” torniamo per un’altra strada come i Magi… non perché la strada sia diversa ma perché i nostri occhi vedono altro e oltre.

I piccoli, profeti di speranza nella comunità
A Montesilvano (PE), il 22 e 23 febbraio, seminario Acr dedicato al protagonismo dei ragazzi