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Il lavoro sia motore di dignità

Da Mattarella al magistero di Papa Francesco: il lavoro al centro della persona, non del profitto
1 maggio 2025 di Redazione
Il lavoro sia motore di dignità cover image

In un’Italia ancora segnata da troppi tragici incidenti sul lavoro e profonde diseguaglianze occupazionali, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, visitando l’azienda BSP Pharmaceuticals S.p.A. di Latina, lo scorso 29 aprile, ha rilanciato un messaggio chiaro e potente: «Il lavoro non può consegnare alla morte, ma deve essere indice di sviluppo, motore di progresso, strumento per realizzarsi come persona». Parole che risuonano con particolare forza oggi, nel giorno della Festa dei Lavoratori, richiamando la necessità di ripensare il lavoro non come semplice fattore di produzione, ma come espressione della dignità e unicità irripetibile di ogni essere umano.

Il lavoro fondamento della Repubblica

Nel suo discorso, il Presidente Mattarella ha riaffermato il valore fondante dell’articolo 1 della Costituzione italiana: «L’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro». Una formula che non si esaurisce in una dichiarazione economica, ma affonda le radici in una visione della società in cui il lavoro non è solo fonte di reddito, ma strumento di cittadinanza attiva, di integrazione, di progresso individuale e collettivo. «Il lavoro», ha ribadito il Capo dello Stato, «non può separarsi mai dall’idea di persona, dall’irriducibile unicità e dignità di ogni essere umano». Un concetto tanto più attuale quanto più il nostro tempo sembra minacciato dalla precarizzazione, dall’automazione, e da una globalizzazione spesso insensibile ai diritti.

In un’Italia dove, secondo dati Inail, solo nei primi mesi del 2025, centinaia di persone hanno perso la vita sul posto di lavoro e in migliaia hanno riportato gravi danni fisici, Sergio Mattarella ricorda e ci ammonisce: il progresso non può essere misurato unicamente in termini di crescita del PIL, ma deve essere valutato nella capacità di garantire sicurezza, diritti e piena realizzazione umana nei luoghi di lavoro.

La dignità del lavoratore al centro

Le parole di Mattarella trovano un’eco potente nel magistero sociale di Papa Francesco. «Siamo chiamati al lavoro fin dalla nostra creazione» ha scritto Papa Francesco nell’enciclica Laudato si’, rimarcando che «Il lavoro è una necessità, è parte del senso della vita su questa terra, via di maturazione, di sviluppo umano e di realizzazione personale». «Senza lavoro» ha detto ancora nel videomessaggio ai partecipanti alla 48.ma Settimana Sociale dei Cattolici Italiani (Cagliari, 26-29 ottobre 2017), «non c’è dignità».

Concetti ampliati da Francesco in numerosi incontri con lavoratori e rappresentanti dei lavoratori e dei disoccupati, dove ha inoltre denunciato con forza l’«economia dello scarto», un modello di sviluppo capitalista che valuta le persone in base alla loro produttività e che, nel nome del profitto, scarta chi è fragile o meno performante. «Il lavoro è sacro» ha detto il Papa, «e dà dignità. Chi toglie il lavoro compie un peccato gravissimo».  Papa Francesco con l’intero suo magistero dedicato al mondo del lavoro sottolinea che l’assenza di lavoro, o la sua trasformazione in una condizione insicura e umiliante, priva l’individuo non solo dei mezzi di sussistenza, ma anche della possibilità di costruire relazioni, progettare il futuro, esprimere la propria creatività.

Una visione comune: umanizzare il lavoro

Dalle parole di Mattarella (e dal magistero di Francesco) emerge una visione: il lavoro non è una merce, non è una variabile d’aggiustamento nei bilanci, ma una dimensione costitutiva dell’essere umano. Le parole del presidente della Repubblica si inseriscono dunque in un discorso più ampio che abbraccia il tema della giustizia sociale e del rispetto delle regole: la prevenzione degli incidenti, la formazione, il controllo e la responsabilizzazione sono i cardini imprescindibili di un’idea di lavoro che sia davvero “motore di progresso” e non rischio quotidiano. Di fronte alle sfide della contemporaneità – l’automazione, la globalizzazione, la precarizzazione – il messaggio del Capo dello Stato suona come un invito alla responsabilità collettiva: riaffermare la centralità della persona significa ridare senso autentico all’agire economico e civile.

Nel giorno in cui l’Italia celebra la Festa dei Lavoratori, il richiamo di Sergio Mattarella rappresenta una bussola morale e politica, un invito a non dimenticare mai che dietro ogni impresa, dietro ogni attività produttiva, c’è sempre una vita umana, irripetibile e degna di tutela.

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