C’è una parola che ci accomuna profondamente: “insieme”. Insieme come Chiesa, insieme come credenti, insieme come cittadini. Ed è proprio insieme, come Azione Cattolica Italiana e come Avvenire, che abbiamo scelto di camminare. In particolare in questi giorni che ci conducono alla Giornata per la Carità del Papa del prossimo 29 giugno, domenica solenne dei santi Pietro e Paolo, in cui tutti siamo chiamati a rinnovare il nostro affetto e la nostra vicinanza concreta al Santo Padre attraverso il gesto dell’Obolo di San Pietro.
È un gesto antico e sempre nuovo, che ci lega alla missione universale del Papa e ci responsabilizza come popolo di Dio. Quest’anno, poi, assume un significato ancora più forte, perché si colloca nei primi passi del pontificato di papa Leone XIV, un vescovo di Roma che già nei suoi gesti e nelle sue parole sta mostrando un desiderio limpido: mettere la carità al centro della vita della Chiesa. Non come accessorio o attività filantropica, ma come forma alta e profonda di testimonianza evangelica, come atto di giustizia e profezia.
Ecco dunque i perché, accogliendo questo appello, i ragazzi i giovani e gli adulti di Azione Cattolica sosterranno la diffusione e la vendita di Avvenire di domenica 29 giugno, il cui ricavato, insieme alle collette per le Messe, sarà destinato alla Carità del Papa. Con Avvenire, voce quotidiana e limpida della Chiesa italiana, diamo vita ad un “gemellaggio per il bene”, che vuole essere segno di comunione e stimolo all’impegno concreto di ogni buon cristiano, di ogni donna e di ogni uomo di buona volontà che si sente profondamente partecipe dell’unica grande famiglia umana e delle sue sofferenze.
Il legame tra Azione Cattolica e Avvenire non è solo storico: è spirituale e missionario. Condividiamo la responsabilità di formare coscienze, di aiutare a leggere i segni dei tempi, di abitare da cristiani le pieghe della storia. Oggi, insieme, vogliamo anche dare voce alla Carità del Papa, raccontandone le opere, spiegandone il senso, aiutando le comunità parrocchiali, le diocesi, le famiglie, i giovani a riscoprire questo gesto come parte viva del nostro essere Chiesa, specie laddove il Vangelo si fa vicinanza ai poveri, ai migranti, ai popoli colpiti da guerre e catastrofi.
In questo tempo così carico di sfide e smarrimenti, rinnovare la nostra adesione al Papa con un gesto concreto di carità è anche un modo per dire il nostro “cum Petro et sub Petro”, l’espressione di una Chiesa popolo, corresponsabile, aperta e fraterna. Una Chiesa che cammina insieme e che non si chiude nei suoi confini ma si allarga fino ai confini del mondo.
“Andate avanti nell’unità”, ha detto Leone XIV ai vescovi Italiani pochi giorni fa, “non abbiate paura di scelte coraggiose”, “nessuno potrà impedirvi di stare vicino alla gente”. C’è dentro tutto: il sogno di una Chiesa viva, aperta, capace di essere prossima, credibile. Una Chiesa che non si difende, ma si dona. E che non teme di affidarsi ai laici, di riconoscere in loro non semplici “collaboratori” ma veri protagonisti della missione evangelica.
Il 29 giugno ci trovi dunque uniti, nella preghiera e nella carità, in comunione profonda con il Papa e tra noi. Perché quando ci prendiamo cura insieme, davvero, di chi ha più bisogno, la Chiesa risplende nella sua verità più profonda: quella dell’amore che si fa dono