Passa al contenuto

La stoffa della santità

Pier Giorgio Frassati ha vissuto una vera spiritualità laicale
16 giugno 2025 di Michele Martinelli
La stoffa della santità cover image

💡
Questo articolo proviene da Segno nel mondo



Quasi mai il pensiero dell’uomo è spogliato. Esposto. Molto spesso veste gli abiti del perbenismo e della convenzione. Dell’equilibrio di uno stile casual, che ama distinguersi per la sua indistinguibilità. Oggi, il pensiero dell’uomo, alla ricerca sartoriale preferisce la standardizzazione delle taglie, la giusta proporzione qualità-prezzo, la fast fashion che dopo aver indossato, per una sola stagione, il pensiero dominante, che calca le passerelle, subito si dispone a cambiare e a sostituirlo con altro. Di pensiero diametralmente opposto, invece, è Pietro, l’apostolo anziano, che, nelle battute iniziali della sua Prima lettera, invita i «fedeli che vivono come stranieri dispersi» a cingere i fianchi della loro mente (cf. 1Pt 1,13). È un’immagine tanto pregnante quanto indovinata. Non serve a nessuno una mente svogliata e in disordine. Occorre disporsi, attraverso un servizio appassionato e operoso della mente, a cercare, comprendere e valutare criticamente ciò che quotidianamente accade attorno a noi e dentro di noi, per scoprire a quale incrocio il Risorto ci ha dato appuntamento per raggiungere insieme la meta eterna della santità.

Al riparo da una santità di comodo

«Sarete santi perché io sono santo» (1Pt 1,16). Questa frase lapidaria non lascia margine di fraintendimento. La “santità” è una sola, ed è presente in tutti i santi, come amava scrivere il grande teologo lombardo Giovanni Moioli. Pur essendo realtà indivisibile assume forme assai diverse nelle singole persone che sono (state) capaci di realizzarla. I santi, in questa prospettiva, sono pertanto anzitutto donne e uomini di comunione. Di vere relazioni. Sono in comunione con Dio e con le cose sante di Dio, in comunione tra di loro, che sono stati conquistati da Cristo, e in comunione con noi. Mi pare che questa consegna sia troppo importante per essere data per scontata. Raccoglierla significa mettersi al riparo – forse – da uno dei pericoli più forti, quello di pensare una santa o un santo isolati, quasi come dei divi da stimare nella loro unicità, dei privilegiati ai quali organizzare una festa esclusiva per i loro dies natalis. Rigorosamente su invito. 

La stoffa della santità

I santi sono donne e uomini interi, che hanno preso seriamente in considerazione la propria umanità. I grandi santi non sono mai stati mezzi uomini. Anzi, difficilmente hanno censurato qualcosa dell’umano. Hanno colto tutta l’esperienza umana come spazio in cui incontrare Cristo. E seguirlo. Non nonostante, ma attraverso i propri limiti e i propri peccati, attraversando l’esperienza della prova, della redenzione e della gioia. 

Nel cuore dell’anno Giubilare, occorre dirlo con convinzione che i santi sono (stati) donne e uomini che hanno posto tutta la loro speranza – è sempre Pietro l’anziano che lo dice – in quella grazia scaturita dalla manifestazione di Gesù Cristo (cf. 1Pt 1, 13). Per loro Gesù era (è) il centro di tutto. Hanno scritto vere e proprie pagine di civiltà, hanno indossato la stoffa del martirio, delle virtù eroiche o dell’offerta della vita. Tra loro c’è chi si è trovato a incontrare la morte in odio alla fede o a un’altra virtù a essa connessa, accettando tutto per puro amore di Dio, c’è chi ha esercitato una qualche virtù al di sopra del comune modo umano, e c’è chi volontariamente e liberamente ha scelto di offrire la sua vita per un Amore più grande.

E nonostante tutto i santi hanno avuto il centro dei loro affetti nella persona di Cristo, non nelle opere che hanno compiuto. Per i santi Cristo è (stato) il centro degli affetti. Ma non tanto come un affetto escludente, che fa non stimare il resto della vita, ma come affetto esclusivo, che fa, cioè, vedere l’amato in ogni altra circostanza di vita. 

In attesa della canonizzazione di Pier Giorgio

È innegabile, come Ac avvertiamo in questi mesi una grande trepidazione e una grande attesa per la canonizzazione di Pier Giorgio Frassati. Non ci nascondiamo che, spesso, coloro che sono stati definiti dalla storia santi laici, a uno sguardo più approfondito restituiscono una spiritualità più confacente allo stato clericale o monastico. Erano laici, ma pregavano come i preti – o meglio e più di loro –, erano laici, ma gestivano la propria affettività come dei consacrati, a volte arrivando addirittura a scegliere la continenza perfetta nella loro vita matrimoniale. Pier Giorgio Frassati, invece, è stato veramente laico. Ha vissuto una spiritualità laicale. Per questo ci auguriamo che la sua santità personale – ma non individualistica – possa offrire luce a ogni battezzato e un respiro che sia autenticamente ecclesiale.

Ponti in dialogo con l’umanità ferita
Pace, giustizia e verità. Tre sfide per le quali vogliamo impegnarci