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Vig. La giustizia tra generazioni è legge

La Valutazione di impatto generazionale: un passo decisivo verso una politica capace di guardare oltre il presente
4 novembre 2025 di Antonio Martino
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Con l’approvazione definitiva alla Camera del disegno di legge governativo che introduce la Valutazione di impatto generazionale (Vig), l’Italia compie un passo decisivo verso una politica capace di guardare oltre il presente.

«Le leggi della Repubblica promuovono l’equità intergenerazionale anche nell’interesse delle generazioni future»: così recita il testo. In altre parole, da oggi ogni nuova norma dovrà essere valutata anche per i suoi effetti sui giovani e sulle generazioni future: un principio innovativo che porta nel cuore dell’attività legislativa il tema della giustizia intergenerazionale. Un principio che traduce in pratica la riforma costituzionale del 2022, quando l’articolo 9 fu arricchito di un impegno esplicito: la Repubblica «tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni».

L’idea della Vig, proposta dall’ASviS (l’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile cui aderisce l’Ac) già nel 2016, nasce dal bisogno di dare concretezza al concetto di sviluppo sostenibile, cioè quel modello che permette alla generazione presente di soddisfare i propri bisogni senza compromettere la possibilità delle generazioni future di fare lo stesso. Come osserva su Avvenire Enrico Giovannini, direttore scientifico dell’ASviS, si tratta di un «salto quantico» nel modo di pensare la politica: una presa di coscienza che obbliga a guardare oltre il consenso immediato e le convenienze elettorali di breve periodo.

Nuove domande e un nuovo modo di intendere la giustizia

Dietro questa innovazione c’è un’idea etica e culturale prima ancora che tecnica. Infatti, l’obbligo di “prendersi cura” dei più giovani e di chi non può ancora parlare ricorda le parole di papa Francesco nella Laudato si’ e nella Fratelli tutti: la responsabilità verso la casa comune e verso chi verrà dopo di noi. Non è solo una questione ambientale, ma un nuovo modo di intendere la giustizia. Non più soltanto tra ricchi e poveri, ma anche tra generazioni.

Dunque, la Vig è uno strumento che mira a valutare l’impatto sociale, economico e ambientale di ogni nuova legge. Significa chiedersi: questa norma aumenterà o ridurrà le disuguaglianze? Migliorerà le prospettive educative, lavorative, di salute delle nuove generazioni? O, al contrario, graverà su di esse con nuovi debiti, con un ambiente più inquinato, con servizi sociali indeboliti?

Il decreto attuativo e il rischio di “gattopardismo”

Il Governo avrà sei mesi per definire il decreto attuativo, come dovrà essere condotta la Valutazione di impatto generazionale. E qui si giocherà la partita decisiva. Perché tutto dipenderà dal fatto che la Vig diventi davvero uno strumento di indirizzo politico e non un semplice adempimento burocratico. Lo stesso Giovannini avverte il rischio del “gattopardismo”: cambiare tutto perché nulla cambi.

Per questo l’ASviS sta lavorando con esperti e istituzioni a una metodologia “robusta e affidabile”, in sintonia con altre esperienze europee, verso una strategia condivisa di giustizia intergenerazionale. È una sfida culturale che chiama in causa Parlamento, ministeri, ma anche la pubblica amministrazione e la società civile.

Se la Vig fosse già in vigore, cosa direbbe?

Ma se la Vig fosse già in vigore, che cosa direbbe, ad esempio, della legge di Bilancio? Secondo il recente rapporto del Ministero dell’Economia sui dodici indicatori di Benessere equo e sostenibile (Bes), la risposta non sarebbe incoraggiante: redditi in lieve crescita, disuguaglianze e povertà stabili, pochi progressi in salute e istruzione, e addirittura un peggioramento previsto per la giustizia civile. In altre parole, l’Italia continua a produrre politiche che guardano al presente senza visione di lungo periodo.

I dati del Rapporto ASviS 2025 lo confermano: tra il 2010 e il 2024 il nostro Paese arretra su sei dei 17 obiettivi dell’Agenda 2030, resta fermo su quattro e migliora solo in parte sugli altri. È la fotografia di una società che non riesce ancora a conciliare crescita economica, equità e sostenibilità.

Un invito alla responsabilità politica e collettiva

La Valutazione di impatto generazionale, allora, può essere molto più di una nuova procedura legislativa: può diventare una lente attraverso cui leggere il futuro dell’Italia. Un invito alla responsabilità politica e collettiva, perché le decisioni di oggi non compromettano le possibilità di domani.

Ma la legge, da sola, non basta. La giustizia tra generazioni non si costruisce per decreto: richiede una cultura condivisa, una cittadinanza consapevole, una politica capace di rinunciare a qualche consenso immediato per un bene più grande. «Serve che tutta la società italiana si impegni per la giustizia tra generazioni, qui e ora», conclude Giovannini. È l’imperativo morale che accompagna ogni vera democrazia matura: lasciare il mondo un po’ migliore di come lo abbiamo ricevuto.

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