Il 6 febbraio 2025 Vanity Fair ha pubblicato un articolo che racconta la storia di Matteo, un ragazzo di 16 anni che stava per lasciare la scuola, travolto da difficoltà familiari ed economiche. Per lui, come per tanti altri, la scuola era diventata un luogo distante, un cammino già segnato, dove chi parte svantaggiato ha meno possibilità di arrivare fino in fondo.
Ma Matteo ha avuto una seconda opportunità grazie a un istituto professionale di Arese, nell’hinterland milanese, che lo ha accolto e accompagnato in un percorso di formazione professionale. Lì ha trovato persone che hanno creduto in lui, che gli hanno dato una prospettiva, fino a costruirsi un futuro riparando attrezzi agricoli.
La dispersione scolastica
Una storia a lieto fine, certo, ma anche un’eccezione. Perché la dispersione scolastica in Italia è un problema enorme: quasi 1 ragazzo su 7 lascia la scuola prima del diploma, e al Sud il tasso supera il 20%. Dietro questi numeri ci sono storie di ragazzi che non trovano nella scuola un posto per crescere, ma solo un luogo in cui sentirsi fuori posto.
Eppure, nel dicembre 2024, nell’approvare la Legge di Bilancio il governo ha deciso di non rifinanziare il fondo per il contrasto alla povertà educativa, attivo in Italia dal 2016. Meno risorse significa meno progetti simili a quello che ha salvato Matteo, quindi più giovani lasciati soli.
Allora la domanda che ci poniamo è: vogliamo una scuola che lascia indietro chi è più fragile o una scuola che sappia accogliere e dare una seconda possibilità?
Inclusione
Come studentesse e studenti del Msac crediamo che la dispersione scolastica sia un sintomo di una scuola che «è ospedale che cura i sani e respinge i malati», dove chi ha più necessità viene escluso, invece di essere incluso e ricevere secondo il suo bisogno.
Noi sogniamo una scuola che sia un punto di partenza per tutte e tutti, dove Matteo, che ha lasciato la scuola per difficoltà familiari, possa trovare docenti che lo coinvolgano di nuovo e un ambiente che lo faccia sentire accolto.
Noi sogniamo una scuola che sappia riconoscere i talenti di ciascuna e di ciascuno. Che Marco, con la sua passione per i motori, trovi laboratori attrezzati dove imparare con le mani, così come Sara, appassionata di letteratura, abbia spazi per discutere e confrontarsi.
Noi sogniamo una scuola che sia una comunità viva, dove nessuno si senta solo: che Fatima, appena arrivata in Italia, possa contare su compagne e compagni pronti ad aiutarla con la lingua, e che Luca, con una disabilità, trovi percorsi e strumenti che gli permettano di esprimere tutto il suo potenziale.
Perché il futuro non deve dipendere dalla provincia di nascita, ma dai sogni e dalle capacità di ogni studente e di ogni studentessa.
All inclusive e comunità scolastica: i Cips
I temi della dispersione scolastica e dell’inclusione saranno al centro dei Campi interregionali per studenti, che iniziano domani, 14 febbraio 2025, in 4 diverse città d’Italia: Alassio, Fognano, Fiuggi e Montesilvano; coinvolgendo 750 studentesse e studenti da tutta Italia.
I Cips sono infatti incontrarsi, ascoltarsi, confrontarsi, scoprire che la scuola non è solo un edificio, ma una comunità fatta di volti, storie, idee. Per questo abbiamo scelto di usare nomi propri per spiegare cos’è per noi l’inclusione: perché dietro ogni numero, dietro ogni percentuale, ci sono persone in carne e ossa
Non siamo statistiche, siamo storie.
Il Cips ci fa sentire parte di una scuola viva, ci dà la possibilità di far sentire la nostra voce, di costruire insieme una scuola che non lasci indietro nessuno. Oggi non siamo solo studenti e studentesse, siamo una comunità che sogna e costruisce.
E da qui il nostro titolo: All Inclusive – Riscopriamoci comunità scolastica.
ALL IN perché vogliamo puntare in alto. Nelle scommesse, andare “all in” significa giocarsi tutto, mettersi in gioco senza riserve. Questo è quello che crediamo debba fare la scuola: credere fino in fondo nelle capacità di ogni studente e studentessa, investire su ciascuno di noi, darci le opportunità per crescere e realizzarci. Una scuola che non abbia paura di scommettere sul futuro, perché il futuro siamo noi.
Ma ALL INCLUSI significa anche una scuola per tutti, un luogo che accoglie e non esclude, che non lascia nessuno ai margini. Come nei servizi “all inclusive”, dove tutto è compreso, anche la scuola deve essere davvero di tutti e per tutti, senza barriere economiche, sociali o culturali. Un posto in cui ognuno possa trovare il proprio spazio e sentirsi parte della comunità scolastica.
Intergenerazionalità
Non possiamo, però, realizzare tutto questo da soli. Se vogliamo davvero costruire una scuola che scommette su ciascuno e accoglie tutti, dobbiamo farlo insieme. Studenti e studentesse, sì, ma anche insegnanti, dirigenti, e ogni altro componente dell’intera comunità scolastica. Per questo, nelle giornate che vivremo sarà previsto un momento di dialogo proprio con i docenti, perché crediamo che il cambiamento non si costruisca a compartimenti stagni, ma nel confronto, nell’ascolto reciproco, nel lavorare fianco a fianco.
Perché una scuola che funziona non è solo un posto dove si va, ma un luogo che si costruisce, giorno dopo giorno, insieme. E il Cips è il punto di partenza, non di arrivo.
Ora tocca a noi. Tutte e tutti insieme.