Cosa vuol dire essere generativi oggi? Il Bilancio di sostenibilità 2025 dell’Azione cattolica italiana prova a rispondere con la forza discreta dei fatti e la trasparenza di chi desidera rendere conto non solo delle attività svolte, ma anche del senso profondo di un cammino condiviso. È una fotografia composita e plurale, che si inserisce in continuità con l’impegno sinodale e mette in luce i tratti costitutivi dell’identità associativa. È stato presentato a Roma, all’università Lumsa, venerdì 27 giugno. Moderati da Marco Ferrando, vice direttore di Avvenire, sono intervenuti Helen Aldford, economista e presidente della Pontificia accademia delle scienze sociali e Folco Cimagalli, ordinario di sociologia generale presso la Lumsa.
“La Dottrina sociale sta tra la metafisica da una parte e la storia dall’altra, e poi è illuminata dalla Rivelazione e dalla Grazia”: è la definizione che ha dato subito suor Helen Alford, nel delimitare gli spazi in cui i cristiani si muovono nel testimoniare il Vangelo. Una lampada che ci aiuta a fare il bene: questo è la Dottrina sociale.
Una Dottrina sociale che ci aiuta ancora una volta a valutare ancora meglio uno strumento come il Bilancio di sostenibilità che significa leggere, con gli occhi che guardano al bene comune, la realtà che ci circonda.
La Dottrina sociale ci aiuta a capire il modo in cui affrontiamo i problemi con criteri di valutazione e principi etici e apertura alla Grazia di Dio. Scienza, disciplina, sapere: questo avvicina il dialogo tra le persone e i popoli.
Il Papa ci invita a fare questo cammino comune, corale e persino multidisciplinare verso la verità.
L’Azione cattolica deve portare in giro, al Papa, ai vescovi, i problemi del mondo moderno, con competenza e rigore. L’auspicio è sempre di suor Helen Aldford. Trovare esempi di buone pratiche e farli conoscere.
Fosco Cimagalli, da parte sua, ha spiegato come il Bilancio di sostenibilità, fatto in questa maniera, genera fiducia. Fiducia in un agire sociale che crea bene comune.
Focus sulla democrazia
L’edizione di quest’anno del Bilancio di sostenibilità si colloca a cavallo tra la conclusione del triennio 2021–2024 e l’avvio del nuovo, che porterà al 2027 e ai 160 anni dell’associazione. Giunge dunque al termine di una fase assembleare significativa, confermando come l’identità dell’Ac passi anche attraverso la scelta democratica. Non a caso, il focus di questo bilancio è dedicato proprio alla democrazia e alla sua centralità nella vita associativa: «Per l’Azione cattolica, la democrazia è una scelta concreta, che si traduce ogni giorno nell’impegno per la corresponsabilità e nella promozione di una cittadinanza attiva e consapevole».
I dati del Bilancio di sostenibilità
Il documento, articolato in più capitoli, propone una narrazione corale fatta di numeri, storie, immagini e voci. I dati parlano chiaro: quasi 230mila soci, oltre 43mila educatori attivi, più di 40mila responsabili associativi e una rete viva che intreccia parrocchie, diocesi e territori.
Ma il bilancio va oltre le cifre. Racconta una formazione che ascolta il cambiamento, una sinodalità vissuta come metodo, una cura del creato che si traduce in attenzione all’ambiente e in un impegno per un’economia di pace.
L’associazione si mostra impegnata nel coltivare relazioni tra generazioni, promuovere cittadinanza attiva e discernimento ecclesiale, generare valore sociale attraverso iniziative territoriali e alleanze con altre realtà. Il tema ecologico, in questo quadro, non è decorativo: è parte integrante di un’etica associativa che tiene insieme responsabilità economica, giustizia sociale e spiritualità del quotidiano.
Passo in avanti per la comunicazione
Dal bilancio emerge anche come, nel 2024, la comunicazione dell’Azione cattolica abbia compiuto un passo deciso in avanti, maturando una consapevolezza crescente del proprio valore strategico. Eventi come l’incontro con papa Francesco e l’Assemblea nazionale hanno rafforzato la presenza pubblica dell’associazione, rilanciando un progetto comunicativo sempre più coordinato, partecipato e generativo.
Importante anche la riflessione sul futuro: l’Ac si interroga su come diventare sempre più inclusiva, missionaria, capace di abitare anche le periferie digitali. Un’associazione che non “conta” i soci, ma accompagna le persone. Che non si misura con i numeri, ma con la qualità delle relazioni.
Nel suo insieme, il Bilancio non è uno strumento tecnico: è un gesto di fiducia. Verso i soci, verso la Chiesa, verso la società. Racconta ciò che si è generato e ciò che resta da generare. È un modo per dire che l’Azione cattolica è ancora, oggi, uno spazio di rigenerazione personale e comunitaria, tessitura paziente del Vangelo nel quotidiano.