La Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, al Meeting di Comunione e Liberazione a Rimini, ha fatto un discorso molto ampio in cui, in particolare nei passaggi finali, ha richiamato alcuni temi che appaiono come una rilettura molto semplificata che tenta di volgere al passato una storia che in questi anni è invece andata avanti nei sentieri, mai scontati né semplici, della fraternità tra le aggregazioni ecclesiali, in particolare tra il movimento fondato da don Luigi Giussani e l’Azione Cattolica Italiana.
«Voi, che siete rimasti fedeli al carisma del vostro fondatore, non avete mai disprezzato la politica. Anzi. Non vi siete rinchiusi nelle sacrestie nelle quali avrebbero voluto confinarvi, ma vi siete sempre “sporcati le mani”. Declinando nella realtà quella “scelta religiosa” alla quale mezzo secolo fa altri volevano ridurre il mondo cattolico italiano, e che san Giovanni Paolo II ha ribaltato, quando ha descritto la coerenza, nella distinzione degli ambiti, tra fede, cultura e impegno politico».
Un inciso che non è passato inosservato e che, proprio in questi giorni, sta rimettendo al centro il tema della scelta religiosa dell’Azione Cattolica di Vittorio Bachelet e della sua attualità. Sul tema, hanno scritto tra gli altri Rosy Bindi, Costantino Esposito e anche il presidente nazionale di AC, Giuseppe Notarstefano, che ha ricordato:
«Pensiamo sia fondamentale rigenerare in profondità la convivenza civile, cercando connessioni e saldature inedite e creative. Siamo convinti che questa sia proprio quella strada tracciata per l’Azione Cattolica Italiana, negli anni del rinnovamento conciliare, dal presidente Vittorio Bachelet, martire cristiano della Repubblica laica e uomo del dialogo, e dal papa oggi santo Paolo VI che, in Ecclesiam suam, affermava che “la Chiesa deve venire a dialogo col mondo in cui si trova a vivere (67)”. Nella prospettiva di quella “scelta religiosa”, che è stata una maturazione nella libertà e nella responsabilità per molte generazioni di credenti nel nostro Paese – in primo luogo “una scelta” ebbe a ricordare il cardinale Carlo M. Martini – sono fiorite moltissime vocazioni di impegno professionale, culturale, sociale e politico che in anni recenti l’Azione Cattolica Italiana riconosce ed evidenzia nel suo Bilancio di Sostenibilità».
Da Frassati a Bachelet: la fedeltà alla doppia cittadinanza di A Diogneto
Possiamo dunque dire che l’intervento della Presidente Meloni, oltre a quello di una grande chiarezza nel porsi come interlocutrice privilegiata del cosiddetto «mondo cattolico», che di suo è comunque composito e variegato (viene da dire fortunatamente), ha anche il merito di aver rimesso al centro del dibattito pubblico, almeno in campo ecclesiale, la scelta religiosa e la sua attualità.
La stessa Presidente pochi passaggi prima aveva elogiato Pier Giorgio Frassati, figura splendida di santità che viene canonizzato oggi, 7 settembre, il quale è esattamente un giovane di Azione Cattolica che potremmo definire ante litteram santo della «scelta religiosa».
Pier Giorgio, al di là di tutto, ha saputo interpretare la radicalità evangelica con un impegno pieno e senza sconti sotto il profilo della carità e della cura del bene comune, arrivando da giovane a impegnarsi sia nella San Vincenzo de’ Paoli (oltre che personalmente, con un’attenzione agli ultimi addirittura disarmante) sia nel Partito Popolare. Una radicalità, quella di Frassati, nutrita dall’eucaristia e da una passione travolgente per la Chiesa e per il Signore. E cosa è questa, se non la scelta religiosa?
E chi altri l’ha interpretata fino al dono della vita, se non Vittorio Bachelet, martire civile barbaramente assassinato dalle Brigate Rosse nel 1980 nell’università La Sapienza che, oltre a essere stato il Presidente dell’AC del Concilio e del nuovo Statuto, era anche vicepresidente del Consiglio Superiore della magistratura?
Interpretare oggi questa scelta, per i laici di Azione Cattolica, non significa certo chiudersi nelle sacrestie, ma conservare la fedeltà alla doppia cittadinanza di A Diogneto e saperla giocare sia nell’impegno ecclesiale sia in quello sociale e civile.
Ha detto bene il Presidente Notarstefano che, per cogliere questa grande ricchezza, è utile sfogliare il Bilancio di Sostenibilità dell’associazione, dove viene messo in evidenza come la «passione cattolica» dell’associazione si espliciti nel fervore formativo per ragazzi e ragazze, giovani e adulti, ma anche in una sterminata serie di attività e di proposte che intendono fare unità di fede e vita. E, anche, unità tra realtà differenti, sia in ambito ecclesiale che sociale.
Il frutto buono delle alleanze: sinodalità, comunione e fraternità
Un frutto buono di questi anni è quello delle alleanze, che vedono l’Azione Cattolica, insieme a tanti altri, in un cammino comune che è, da una parte, incoraggiato dal cammino sinodale della Chiesa italiana e, dall’altra, dalla fedeltà alla vita, che porta a riconoscere la comunione e la fraternità come prospettive ineludibili del cammino dei cristiani nella Chiesa ma anche nella vita sociale. E che si esplicita in un numero sempre maggiore di autentiche vocazioni alla politica, in particolare a partire dal basso, dal livello amministrativo.
Non è un caso che questo cammino abbia subìto un’accelerazione dai lavori della Settimana Sociale di Trieste del luglio 2024, da cui, a titolo di esempio, è nata anche l’esperienza trasversale della «Rete di Trieste», un gruppo cospicuo e in crescita di politici cristiani che, a prescindere dall’orientamento partitico, cercano di ritrovarsi su valori e progetti concreti.
Ma, e questo è particolarmente prezioso pensando alle parole da cui siamo partiti, un frutto buono e maturo è anche, e forse soprattutto, il lavoro comune di varie associazioni e movimenti ecclesiali di questi ultimi anni.
Non è un caso che, proprio il giorno precedente il discorso della Presidente Meloni, nell’ambito della presentazione del libro Un volto nella storia. Il compito della Chiesa nel mondo, oltre a Margaret Karram, presidente del Movimento dei Focolari, e a Davide Prosperi, presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione, fossero presenti tra il pubblico i presidenti Roberta Vincini (AGESCI), Emiliano Manfredonia (ACLI), Giuseppe Contaldo (Rinnovamento nello Spirito), rappresentanti della Papa Giovanni XXIII e, infine, proprio Giuseppe Notarstefano, presidente di AC.
Tutto questo a dimostrare che, al di là delle legittime aspirazioni dei politici e delle interpretazioni più o meno corrette delle scelte compiute a valle del Concilio Vaticano II, un cammino fatto di stima e di progetti concreti è iniziato ed è destinato a proseguire.