Il brano del Vangelo che abbiamo ascoltato ci mette di fronte ad un aspetto singolare della vita di Gesù che suscita stupore e lascia perplessi. Come è possibile che proprio i suoi conterranei non riconoscano il Messia vedendo quello che diceva e faceva? Non solo. Si chiedono come sia possibile che uno di loro di cui conoscono bene la famiglia possa agire in modo così straordinario. Una tale asimmetria tra la conoscenza abituale e l’eccezionalità di quanto Gesù compie diventa addirittura motivo di scandalo. Gesù non si meraviglia più di tanto e rispetta anche questa sensibilità dei suoi concittadini ricordando un antico detto sapienziale che vede i profeti sempre poco compresi proprio nel loro ambiente.
Questa vicenda evangelica è illuminante anche per comprendere un aspetto della figura del Beato Frassati di cui tutti percepivano la straordinarietà di vita, senza riuscire però a cogliere fino in fondo la profondità della sua esperienza spirituale e il suo cammino di progressiva santificazione.
Come scrive Clementina Luotto a Marco Beltramo poco tempo dopo la sua morte: «io penso che mi è passato vicino tale miracolo di grazia e che la mia ottusità non se n’è accorta. Non che io non abbia avvertito subito che qualcosa di assolutamente straordinario era in lui – lei mi è testimone che non dico di lui cosa alcuna che non dicessi o dicessimo già prima – ma non ho saputo chiedergli aiuto, e non ho imparato nulla, nulla!» (in Luciana Frassati, Pier Giorgio Frassati. I giorni della sua vita, Studium, Roma 1975, p. 135).
La santità della porta accanto
Sappiamo che anche i suoi familiari, pur cogliendo la particolare sensibilità religiosa di Pier Giorgio, non avevano compreso quale ricchezza spirituale si nascondesse in quella vita apparentemente così normale, vivace e piena di interessi.
Anche il padre, intellettuale di primo piano e uomo di grande levatura culturale, sociale e politica, non potrà che ammettere onestamente di aver compreso ben poco di quel suo figlio che pur vivendo a pieno nella Torino borghese del suo tempo, aveva il cuore e la mente rivolte alle cose alte di Dio e alle realtà più povere e umili dove cercava e sapeva di incontrare il volto di Cristo. Questa “straordinaria normalità” che caratterizza la vita di Frassati ce lo fa sentire particolarmente vicino. Sembra rispecchiare quanto dice papa Francesco nell’Esortazione apostolica Gaudete et exsultate: «Questa è tante volte la santità “della porta accanto”, di quelli che vivono vicino a noi e sono un riflesso della presenza di Dio, o, per usare un’altra espressione, “la classe media della santità”» (n. 7).
Sostenuti dal tuo esempio
La canonizzazione di Pier Giorgio Frassati e di Carlo Acutis che avremo la gioia di vivere il prossimo 7 settembre, ci consente di riscoprire la preziosa testimonianza e la grande attualità di questi due giovani, differenti per età, periodo storico e contesto socio-culturale, ma accomunati dall’essere riconosciuti dalla Chiesa come modelli di vita cristiana. In particolare, ora siamo qui nel contesto del Giubileo dei Giovani e abbiamo la fortuna di poter avere in mezzo a noi il corpo di Pier Giorgio. Per questo dono siamo grati alla Chiesa di Torino e alla famiglia.
In questi giorni, migliaia di giovani sono passati per pregare vicino al corpo di Frassati chiedendo aiuto nelle difficoltà, conforto nella sofferenza, luce nel discernimento, coraggio nelle decisioni… Non hanno tanto parlato di te, ma piuttosto con te e anch’io vorrei farlo ora a nome di tutti i giovani presenti e di quelli che con la canonizzazione avranno ancor più modo di conoscerti e di essere sostenuti dal tuo esempio.
Aiutaci a non rimanere spettatori inerti..
Caro Pier Giorgio, il tempo in cui tu hai vissuto non era certamente migliore di quello odierno, differenze sociali, tensioni politiche, scenari in rapida trasformazione negli anni che dal dramma della prima guerra mondiale conducono al secondo e ancor più devastante conflitto. La tua sensibilità spirituale non ti ha allontanato dall’agone socio-politico, anzi ti ha reso ancora più attento e partecipe delle vicende umane dei lavoratori e dei processi culturali del tuo tempo, portandoti a condividere percorsi associativi e anche a prese di posizione forti e spesso controcorrente.
Aiutaci a non contrapporre vita spirituale e impegno sociale, cammino di fede e passione per il bene comune, ricerca della santità e costruzione concreta di percorsi di pace e di giustizia. Ti preghiamo, aiutaci a non rimanere spettatori inerti davanti ad un mondo che sembra andare in frantumi per il radicalizzarsi e ampliarsi dei conflitti.
Caro Pier Giorgio, sappiamo che non hai mai pensato alla tua vita come un’ascesa solitaria verso il successo e l’affermazione sociale, ma piuttosto come una trama di amicizie e relazioni profonde attraverso cui condividere non solo le belle camminate in montagna ma dialoghi ed esperienze che fossero occasione di crescita per tutti, soprattutto nella fede. Questo sguardo, non banalmente ottimista ma pieno di speranza, ti ha reso allegro e gioviale, sempre capace di valorizzare il positivo delle situazioni aiutando tutti ad assaporare la bellezza della gioia cristiana.
…aiutaci ad avere la leggerezza
Aiuta la nostra generazione sempre più individualista e diffidente a ritrovare il senso di relazioni vere e profonde, come quelle che stiamo sperimentando in questi giorni giubilari, che ci aiutano a disintossicarci dalla omologazione dei social e dall’estraneazione generata dal vortice mediatico dentro cui rischiamo di soffocare.
Aiutaci ad avere la leggerezza della “Compagnia dei tipi loschi” con cui hai saputo alimentare legami belli e gioviali che sapessero andare oltre i rapporti occasionali. Soprattutto aiutaci a vivere ogni legame come occasione per crescere nella comunione ecclesiale, rafforzando le appartenenze consolidate, accompagnando chi ha il passo incerto, attraendo anche coloro che sono lontani perché nella Chiesa nessuno possa sentirsi estraneo.
Aiuta i giovani a non smarrirsi
Ma ciò che soprattutto abbiamo imparato da te, e che forse merita di essere seguito più di ogni altra cosa, è la costante ricerca di intimità spirituale con il Signore coltivata attraverso la partecipazione alla celebrazione eucaristica quotidiana, l’adorazione e il santo rosario. Una intensità di vita interiore che tutti potevano intuire ma di cui pochi avevano compreso la portata, soprattutto nella formazione della tua personalità. Il tuo legame con Cristo è divenuto giorno dopo giorno sempre più intenso e decisivo per la tua esistenza.
In molte espressioni e confidenze che emergono dalle tue lettere sembra di sentir risuonare l’affermazione di San Paolo: «Sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me. Questa vita nella carne, io la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha dato se stesso per me» (Gal 2,20). Aiuta i giovani di questo tempo a non smarrirsi e a costruire la propria personalità nel dialogo con Gesù, Maria e i santi a cui hai saputo ispirare la tua vita, soprattutto Sant’ Ignazio di Loyola, San Vincenzo de’ Paoli e San Domenico. Aiuta i giovani in ricerca a trovare compagni di viaggio come hai saputo fare tu partecipando attivamente alla vita dell’Azione cattolica e della Fuci. Dona la grazia di saper intessere amicizie belle e costruttive imparando a coltivarle con gioia e sincerità come hai saputo fare tu.
Infine, esprimendoti tutta la nostra gratitudine per come, nella tua pur breve vita, hai saputo cercare e custodire l’essenziale, aiutaci a fare nostra la tua profonda convinzione che: «Vivere senza una fede, senza un patrimonio da difendere, senza sostenere in una lotta continua la Verità, non è vivere, ma vivacchiare» (Lettera a Isidoro Bonini, 27 febbraio 2025).
Caro Pier Giorgio, intercedi per noi e fa che mettendoci seriamente alla sequela del Signore, come hai fatto tu, impariamo a vivere tutto con gioia e in pienezza. Aiutaci a non vivacchiare e ad andare sempre avanti “Verso l’alto”! Amen.
*Santa Messa – 1 agosto 2025 – Basilica di Santa Maria sopra Minerva (Roma)