La narrazione della situazione economica e finanziaria, soprattutto a livello macro, continua a proporre scenari di crisi e previsioni di ulteriore riduzione del benessere complessivo del Paese. Rimane spesso messo in ombra il valore economico e sociale generato e distribuito, in gran parte gratuitamente e volontariamente, da un’ampia gamma di settori quali sanità, sport, assistenza agli anziani e alle persone con diversa abilità.
Lo scorso 29 luglio, l’Istat aveva contribuito ad accendere alcune luci su tale realtà, ricordandoci che nel 2023, il 9,1% della popolazione italiana di almeno 15 anni di età, pari a circa 4,7 milioni di persone, ha svolto attività di volontariato in forma organizzata e/o personale. La componente di volontariato effettuata in forma organizzata, attraverso associazioni o gruppi, è risultata ancora preponderante: il 6,2% della popolazione (3,2 milioni di persone). Un’ampia quota di persone che lavorano volontariamente per il bene comune, prendendosi cura dell’ambiente e delle frange più fragili della nostra società, combattendo così ogni giorno una dura battaglia in presenza di uno Stato che ha risorse sempre più limitate.
Il 10 ottobre sempre l’Istat ha pubblicato un report aggiornato al 2023 sulla struttura e sui profili delle organizzazioni che operano nel settore non profit completando così il quadro informativo sul volontariato in Italia secondo una prospettiva economica. Al pari delle aziende private e delle istituzioni pubbliche, le istituzioni non profit operano infatti come organizzazioni economiche. Pur non perseguendo un obiettivo di profitto, per agire efficacemente si devono infatti dotare di infrastrutture materiali e tecnologiche, skills e competenze, capacità di raccogliere risorse finanziarie e di organizzare le proprie attività. Spesso nei settori in cui operano la capacità di soddisfare efficacemente i bisogni collettivi e individuali richiede anche conoscenze tecniche e normative.
Al 31 dicembre 202 3 il numero di istituzioni non profit in Italia superava le 350 unità (368.367), queste impiegano quasi 950 mila dipendenti (949.200). Il numero di dipendenti è in costante crescita negli ultimi anni, mentre quello delle istituzioni ha seguito un trend comunque crescente, sebbene influenzato da maggiore instabilità. La distribuzione del personale dipendente permane tuttavia concentrata in pochi settori quali assistenza sociale e protezione civile (50%), istruzione e ricerca (14,5%), sviluppo economico e coesione sociale (11%) e sanità (10,1%).
Le istituzioni che operano senza impiegare personale retribuito si concentrano nei settori dell’ambiente (86,3%), delle attività ricreative e di socializzazione (85,6%), della filantropia e promozione del volontariato (84,7%), della cooperazione e solidarietà internazionale (82,4%). Questa differenza nell’impiego di personale stabile e retribuito si riflette in differenze sostanziali nella capacità di organizzare efficacemente e in modo continuativo la propria attività.
La mappa del non profit in Italia vede una presenza diffusa sul territorio nazionale, pur con differenze territoriali: le regioni che si caratterizzano per una maggiore presenza di istituzioni non profit, misurata attraverso il numero di dipendenti ogni 10mila abitanti, sono le Provincie autonome di Trento e Bolzano, la Lombardia, e l’Emilia-Romagna. Nel Mezzogiorno, Sebbene l’orientamento sia inferiore alla media nazionale, una maggiore vocazione si rileva in Sardegna e Basilicata.
L’associazione è la forma giuridica che raccoglie la quota maggiore di istituzioni non profit (85,3%) e risulta in crescita, le cooperative sociali (3,9%) sono invece in costante diminuzione. Il settore dello sport raccoglie il numero di istituzioni non profit più elevato (32,3%), seguito da quelli delle attività ricreative e di socializzazione (16,6%), delle attività culturali e artistiche (15,4%), dell’assistenza sociale e protezione civile (9,4%). Rispetto al 2022, le istituzioni non profit crescono nei settori delle attività ricreative e di socializzazione (+13,7%), della filantropia e della promozione del volontariato (+8,9%) della tutela dei diritti e attività politica (+8,8%).
I cittadini sembrano tuttavia premiare in modo crescente tale settore. Limitando l’analisi alle scelte effettuate dai contribuenti destinate alle istituzioni non profit attraverso il 5 per mille, il report Istat riporta che nel 2023 sono 71.378 le istituzioni non profit iscritte nell’elenco degli enti destinatari del cinque per mille (19,4% del totale) in leggero aumento rispetto all’anno precedente (+2,9%). Rispetto al 2022, l’importo ricevuto (circa 459,8 milioni di euro) aumenta del 3% e anche più consistente è la crescita (+16,5%) del numero di scelte espresse dai contribuenti al momento della dichiarazione che si attestano intorno ai 13 milioni della tutela dei diritti e attività politica (81,7%).
In sintesi, il settore non profit si rivela sempre più una presenza significativa e importante per il Paese anche in una prospettiva economica. Operando senza fini di lucro e in settori in cui i bisogni collettivi e individuali sono più evidenti, conferma il suo orientamento al bene comune, anche se gli aspetti fiscali e amministrativi dovranno cercare di favorire l’originaria vocazione volontaria, vigilando su possibili usi strumentali laddove non addirittura speculativi. In un contesto di risorse pubbliche decrescenti a livello nazionale, regionale e locale, che chiederà anche al Terzo Settore di investire nella sua capacità innovativa e nella sua efficacia organizzativa, da questo ambito proviene una risposta di cura e attenzione verso i bisogni reali della società che anima una rigenerazione sociale e comunitaria dei valori più profondi di accoglienza, solidarietà e condivisione, oggi sempre più necessari per sostenere la vita democratica e animare quella economica e sociale.