Nel cuore del Giubileo 2025, che ci vede pellegrini di speranza, il Messaggio per la decima Giornata mondiale di preghiera per la cura del Creato “Semi di Pace e di Speranza” – il prossimo 1° settembre – si staglia come un richiamo urgente e profetico, divenuto ormai strutturale nella coscienza ecclesiale. Papa Leone XIV, nel suo primo messaggio per questa ricorrenza istituita da Papa Francesco nel 2015, sceglie parole semplici, evangeliche, che trovano il loro significato più profondo nella concretezza di un mondo ferito, disorientato, a tratti smarrito.
Nel decennale della Laudato si’, Leone XIV si muove nella scia del suo predecessore e la rilancia con determinazione, chiarendo una volta per tutte che la salvaguardia del creato non è un capitolo secondario della dottrina sociale della Chiesa, né tantomeno un’inclinazione personale di questo o quel pontefice. È, invece, questione di fede, di giustizia, di responsabilità verso l’umanità intera. È il volto stesso della speranza cristiana che si fa storia.
La Terra che grida e le coscienze che dormono
“La nostra terra sta cadendo in rovina”, scrive il Papa. Non si tratta di allarmismo, ma di realismo evangelico. Deforestazione, inquinamento, perdita di biodiversità, uso bellico delle risorse naturali, sfruttamento delle terre rare, cambiamento climatico: tutto questo non è frutto di fatalità, ma dell’ingiustizia. Il messaggio pontificio mette in fila le cause: avidità, disuguaglianza, violazioni dei diritti dei popoli. E poi ne indica le vittime: i poveri, gli esclusi, le comunità indigene, prime a subire le conseguenze di un sistema predatorio che tratta la natura come merce e campo di battaglia.
La devastazione ecologica è un effetto del peccato, ammonisce Leone XIV. Un peccato che ha travolto il senso stesso della nostra relazione con la creazione. Dimentichi del mandato originario – coltivare e custodire il giardino del mondo – abbiamo trasformato il creato in un’arena di dominio, in un territorio da conquistare. Ma la terra non ci è nemica: ci è sorella, madre, casa. Continuare a considerarla altrimenti significa perseverare nell’illusione di un potere che distrugge.
La giustizia ambientale è giustizia sociale
L’ecologia integrale – concetto centrale della Laudato si’ – è ripresa con forza. Papa Leone XIV lo dice senza giri di parole: la questione ambientale è inseparabile da quella sociale, economica e antropologica. Anzi, per i credenti, essa è anche teologica: riguarda la nostra immagine di Dio e dell’uomo. Curare il creato è prendersi cura dei poveri, del futuro, della pace. È vivere la fede nella sua dimensione più piena, come scelta di giustizia.
Ecco perché la cura del creato è diventata oggi, per la Chiesa, un dovere “ad intra” e “ad extra”. Un dovere verso i fedeli – da educare a uno stile di vita nuovo, sobrio, responsabile – e verso il mondo, al quale ricordare che le scelte politiche ed economiche hanno conseguenze concrete, soprattutto sui più piccoli. Il Papa chiede di far seguire alle parole i fatti, e ci ricorda che ogni gesto ecologico è anche un atto spirituale: un modo per vivere la Pasqua del mondo, per anticipare la terra nuova e i cieli nuovi promessi.
Semi gettati nel terreno della storia
Tra le iniziative richiamate, assume valore simbolico e profetico il “Borgo Laudato si’” a Castel Gandolfo. Non è una vetrina, ma un laboratorio di vita. Un luogo dove si intrecciano ecologia, educazione, spiritualità, comunità. Un piccolo seme, appunto, che nel tempo potrà fiorire e moltiplicarsi. Perché è così che la speranza opera: silenziosamente, ma con forza dirompente. Come quei fiori che crescono ai bordi delle strade, ricordati nel messaggio papale: nessuno li ha piantati, eppure ci sono. Decorano l’asfalto. Infrangono il grigio.
Il tempo che viviamo chiede proprio questo: coltivare speranza mentre tutto intorno sembra desertificarsi. Essere “semi” non è una metafora poetica, ma una vocazione concreta. Vuol dire accettare di gettarsi nel solco della storia, sapendo che i frutti verranno – forse lentamente, forse tra ostacoli – ma verranno. E saranno frutti di pace.
La prima Messa per la custodia della Creazione
Proprio a “Borgo Laudato si’”, oggi, mercoledì 9 luglio, Leone XIV presiederà una Messa privata utilizzando per la prima volta il nuovo formulario di orazioni “per la custodia della Creazione” presentato lo scorso 3 luglio.
Il formulario – avviato durante il Pontificato di Francesco – andrà ad aggiungersi alle Missae “pro variis necessitatibus vel ad diversa” del Messale Romano che contiene già 49 Messe e Orazioni per diverse necessità ed occasioni ( 20 riguardano la Chiesa, 17 le necessità civili, e 12 sono per varie circostanze).
«I nuovi testi – ha spiegato il cardinale Czerny, Prefetto del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale – si inquadrano sullo sfondo di due anniversari di rilievo: il rivoluzionario Messaggio per la Giornata mondiale della pace firmato da San Giovanni Paolo II trentacinque anni fa, nel 1990, e intitolato “Pace con Dio Creatore, pace con tutto il creato; e il decimo anniversario dell’Enciclica Laudato si’ sulla cura della casa comune, firmata da papa Francesco nel 2015 e che rimanda a una “ecologia integrale” e non superficiale o apparente».
La Chiesa, voce profetica in un mondo distratto
Questo è, in definitiva, il compito della Chiesa oggi: non smettere di parlare di ambiente, anche se può sembrare fuori luogo o impopolare. Non smettere di denunciare i meccanismi ingiusti, anche quando i riflettori si spengono. Non smettere di benedire il mondo, ricordando che il creato è riflesso dell’amore di Dio, e non un serbatoio di potere.
Il Papa lo ribadisce con chiarezza: il Creato non è un “ecosistema” neutro. È immagine della casa eterna, è traccia del cielo, è grembo d’eternità. E prendersene cura oggi non è solo morale, ma spirituale. È fede che si incarna, che attraversa il deserto, che crede nella vita anche sotto le macerie. La Giornata mondiale di preghiera per la cura del Creato 2025 segna un punto fermo: l’ecologia integrale è ormai parte essenziale del Vangelo annunciato dalla Chiesa. Ora tocca a noi – pastori e fedeli, istituzioni e famiglie – fare in modo che quei semi non restino sulla carta, ma trovino terra buona dove fiorire. Il futuro non è scritto. Ma può essere seminato.