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“Dilexi te”: la via dell’amore per i poveri

Leone XIV rilancia l’eredità del suo predecessore e invita la Chiesa a lasciarsi evangelizzare dai poveri

“Dilexi te”: la via dell’amore per i poveri

Leone XIV rilancia l’eredità del suo predecessore e invita la Chiesa a lasciarsi evangelizzare dai poveri
9 ottobre 2025 di Antonio Martino | No comments yet

È un testo che nasce dall’eredità di un pontificato e si apre come un programma spirituale per il nuovo. L’Esortazione apostolica Dilexi te (“Ti ho amato”, Ap 3,9), firmata da papa Leone XIV il 4 ottobre 2025, nella festa di San Francesco d’Assisi, e pubblicata oggi, è il primo documento magisteriale del nuovo pontefice. Al centro, un tema che attraversa tutta la storia della Chiesa e che oggi acquista una forza rinnovata: l’amore verso i poveri come via di santità e di riforma.

“Avendo ricevuto come in eredità questo progetto ormai avanzato, sono felice di farlo mio – aggiungendo alcune riflessioni – e di proporlo ancora all’inizio del mio pontificato”, scrive il papa nelle prime pagine del testo (DT 3), “condividendo il desiderio dell’amato Predecessore che tutti i cristiani possano percepire il forte nesso che esiste tra l’amore di Cristo e la sua chiamata a farci vicini ai poveri”. Un gesto di continuità, dunque, ma anche di rilancio: “Anch’io, infatti, ritengo necessario insistere su questo cammino di santificazione, perché nel richiamo a riconoscerlo nei poveri e nei sofferenti si rivela il cuore stesso di Cristo, i suoi sentimenti e le sue scelte più profonde, alle quali ogni santo cerca di conformarsi”.

La scelta prioritaria per i poveri

Dilexi te mette subito in chiaro che la “scelta prioritaria per i poveri” non è un tema marginale, ma la chiave di un rinnovamento ecclesiale e sociale. “Sono convinto che la scelta prioritaria per i poveri genera un rinnovamento straordinario sia nella Chiesa che nella società, quando siamo capaci di liberarci dall’autoreferenzialità e riusciamo ad ascoltare il loro grido” (DT 7), afferma Leone XIV.

Allo stesso tempo, il papa precisa che questa preferenza “non indica mai un esclusivismo o una discriminazione verso altri gruppi, che in Dio sarebbero impossibili; essa intende sottolineare l’agire di Dio che si muove a compassione verso la povertà e la debolezza dell’umanità intera e che, volendo inaugurare un Regno di giustizia, di fraternità e di solidarietà, ha particolarmente a cuore coloro che sono discriminati e oppressi” (DT 16).

Il testo non si limita a un appello morale o pastorale, ma propone un vero e proprio sguardo teologico: “Non siamo nell’orizzonte della beneficenza, ma della Rivelazione” (DT 5). Nelle Scritture, ricorda il papa, Dio stesso “viene presentato come amico e liberatore dei poveri… Nel cuore di Dio c’è un posto preferenziale per i poveri … Tutto il cammino della nostra redenzione è segnato dai poveri” (DT 17).

I poveri, “questione familiare” della Chiesa

In una delle parti più forti e innovative del documento, papa Leone XIV parla dei poveri non come oggetto di attenzione caritativa, ma come parte integrante della famiglia cristiana: “Il cristiano non può considerare i poveri solo come un problema sociale: essi sono una ‘questione familiare’. Sono ‘dei nostri’. Il rapporto con loro non può essere ridotto a un’attività o a un ufficio della Chiesa” (DT 104).

Citando San Giovanni Paolo II, il papa invita a superare il “paternalismo della sola assistenza ai loro bisogni immediati” (DT 87) per riscoprire il “ruolo attivo dei poveri nel rinnovamento della Chiesa e della società”.

I poveri, maestri del Vangelo

La conclusione di Dilexi te è un capovolgimento evangelico: non solo i poveri hanno bisogno della Chiesa, ma la Chiesa ha bisogno dei poveri. “I più poveri non sono solo oggetto della nostra compassione, ma maestri del Vangelo. Non si tratta di ‘portar loro’ Dio, ma di incontrarlo presso di loro” (DT 79), scrive il papa. “Se è vero che i poveri vengono sostenuti da chi ha mezzi economici, si può affermare con certezza anche l’inverso… sono proprio i poveri a evangelizzarci” (DT 109).

È questa la “svolta” che il nuovo Pontefice propone alla Chiesa di oggi: non un documento di circostanza, ma un invito a ritrovare, nel volto ferito e spesso dimenticato dei poveri, l’immagine viva del Cristo che ama.

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Pubblicato «Dialoghi» n. 3-2025. Il trimestrale culturale promosso dall’Ac per leggere il tempo che viviamo