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Confronto aperto contro i divari del Paese

Il rapporto annuale Istat: sempre più disparità in Italia
5 giugno 2025 di Giuseppe Notarstefano
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L’Italia è un Paese che invecchia sempre più, in cui si fanno sempre meno figli e da cui tantissimi giovani, spesso qualificati, “espatriano” (è questo il termine utilizzato dagli statistici che in genere utilizzano un lessico molto sobrio e rigoroso), ma è anche una nazione attraversata da divari, antichi e recenti che costituiscono un elemento di forte squilibrio economico e sociale, divenendo il principale ostacolo ad una crescita economica più sostenuta, inclusiva e sostenibile. Dopo la presentazione del rapporto annuale del presidente Francesco Chelli, ripreso dal cardinale Matteo Zuppi nella sua Introduzione al Consiglio Permanente, l’Istat torna a fornirci un ulteriore quadro informativo focalizzato sui divari territoriali interni con una relazione tecnica presentata dall’Istituto in occasione di una audizione presso la Commissione parlamentare per l’attuazione del federalismo fiscale.

Il dibattito acceso in seguito alla riforma dell’autonomia differenziata richiede certamente una lettura approfondita dei dati forniti dalle statistiche ufficiali per attenersi in modo saldo alle evidenze empiriche, ma sono necessari anche “punti di vista” ossia di criteri di valutazione che ci permettano di estrarre dai dati orientamenti per le politiche pubbliche. La convinzione di chi scrive è che la Dottrina sociale della Chiesa possa offrirci tali angoli visuali.

Il Rapporto annuale Istat

L’Istat offre una misurazione puntuale e rigorosa dei divari economici, relativi non solo alla crescita del Pil nelle diverse ripartizioni territoriali ma anche al reddito disponibile delle famiglie consumatrici che consente di valutare la distribuzione secondaria del reddito dove più incide la spesa pubblica nella forma dei trasferimenti.

Nel 2023 il reddito disponibile medio per abitante è stato pari a 22,4 mila euro a livello nazionale ma con ampi differenziali territoriali. Le regioni del Mezzogiorno continuano presentare valori fortemente inferiori rispetto alle altre aree del Paese. L’azione pubblica di redistribuzione del reddito ha beneficiato tutti i cittadini sebbene con diverse intensità: lo si vede dall’aumento a livello nazionale del reddito disponibile medio per abitante, 7,8% nel 2023 rispetto all’8,6% dell’anno precedente.

Si registra anche un effetto differenziato spazialmente che ha contribuito ad attenuare i divari territoriali: l’incidenza della componente derivante dalla redistribuzione sul reddito complessivamente disponibile è stata infatti massima nel Mezzogiorno (17,5%), dove i livelli di reddito disponibile per abitante sono relativamente più bassi, ridotta nel Nord-ovest (2,3%) e intermedia nel Nord-est (4,7%) e nel Centro (7,1%).

Il Benessere equo e sostenibile

L’intervento pubblico si rivela rilevante ma evidentemente meno efficace nella riduzione strutturale dei divari. La natura strutturale di tali divari, infatti, suggerisce un approccio alla costruzione di politiche che integrino di più e meglio solidarietà e sussidiarietà, incrementando la capacity building delle amministrazioni locali al fine di promuovere anche un’efficace gestione delle proprie risorse. Ci aiuta in tal senso la visione integrata dei dati compiuta dall’Istituto centrale di Statistica a partire dalla visione del BES (Benessere Equo e Sostenibile) che questo giornale ha da sempre indicato come prezioso strumento di monitoraggio civico e di valutazione delle politiche pubbliche.

Il Mezzogiorno penalizzato e il rapporto annuale Istat

Tale cruscotto di indicatori ci permette di approfondire la multidimensionalità del divario, oltre la sola dimensione economica. E il risultato non è certo confortante! Se, infatti, osserviamo la dotazione infrastrutturale e dei servizi pubblici emerge ancora più evidente non solo il dualismo storico Nord-Sud, ma anche la polarizzazione tra aree intere e aree metropolitane. Analizzando la dinamica di alcuni indicatori come l’accesso delle famiglie all’acqua potabile e la speranza di vita dei cittadini la misura del divario si ampia drammaticamente penalizzando le regioni del Mezzogiorno: nel 2024 ad esempio in Molise, Sardegna e Sicilia le perdite del sistema idrico oltrepassano il 50% e superano la metà dell’acqua immessa nelle reti. Tali disservizi concorrono in particolare a definire la speranza di vita attesa in condizioni di buona salute alla nascita.

L’aspettativa di vita

Nel Mezzogiorno tale aspettativa di vita in buona salute è mediamente inferiore al resto del Paese: un cittadino della provincia autonoma di Bolzano può sperare di vivere in buona salute 69,7 anni, mentre un cittadino residente in Calabria solo 53,4 anni. 

Il processo di creazione della ricchezza, accompagnato dal miglioramento dell’occupazione ma non adeguatamente sostenuto dall’incremento della produttività del lavoro e dallo sviluppo dell’occupazione, come peraltro attesta anche la relazione annuale del Governatore della Banca d’Italia, non basta a colmare i divari strutturali che sono soprattutto ascrivibili a quelle dotazioni infrastrutturali e servizi pubblici che costituiscono le condizioni per un autentico sviluppo umano integrale. Il BES ci permette di approfondire nella natura complessa dei divari territoriali, aiutandoci ad interrogarci come comunità civile e istituzioni sociali e politiche evidenziando più chiaramente la necessità di soluzioni integrate, che favoriscano maggiormente una corresponsabilità tra organizzazioni e istituzioni nei territori e che ripensino ad un utilizzo più condiviso e partecipato delle risorse.

La politica

L’esercizio della politica deve potersi misurare con tale complessità, accogliendo la sfida di elaborare criteri e schemi di comprensione, resistendo alle semplificazioni e alle contrapposizioni ideologiche, ma riscoprendo la dialettica e uno stile di confronto argomentato e competente a partire dalla rappresentazione che viene offerta dalle statistiche ufficiali. I criteri di lettura che ci offre pertanto il magistero sociale possono contribuire nella ricerca di «un cammino comune, corale e persino multidisciplinare» – come ha recentemente ricordato papa Leone XIV – che orienta il desiderio di bene, di verità e di giustizia che accomuna tutti.

*l’articolo è stato pubblicato su Avvenire di mercoledì 4 giugno

Ciao Bruno! Voce del calcio e socio di AC