Ci ha lasciati Bruno Pizzul, storica voce del giornalismo sportivo italiano e grande socio di Azione cattolica. Alla sua famiglia le condoglianze, la vicinanza e la preghiera della Presidenza nazionale e di tutta l’associazione.
Nato a Udine l’8 marzo 1938, Pizzul avrebbe compiuto 87 anni tra pochi giorni. La sua carriera iniziò sul campo da calcio come centromediano, vestendo le maglie di squadre come l’Udinese, la Cremonese e il Catania. Un infortunio al ginocchio pose fine prematuramente alla sua carriera da calciatore, ma aprì le porte a una brillante carriera giornalistica.
Assunto in Rai nel 1969, Pizzul divenne presto una delle voci più riconoscibili del calcio italiano. La sua prima telecronaca risale all’8 aprile 1970, in occasione dello spareggio di Coppa Italia tra Juventus e Bologna. Da allora, ha raccontato le gesta della Nazionale italiana in cinque Mondiali e quattro Europei, diventando il principale telecronista delle partite degli Azzurri per quasi due decenni.
Con la voce ha accompagnato momenti indimenticabili del calcio italiano, dalle notti magiche di Italia 90 fino alla finale dei Mondiali del 1994 a Pasadena. La sua esclamazione “Robertobaggiooooo” è rimasta nel cuore di tutti gli appassionati. La sua scomparsa lascia un vuoto nel mondo del giornalismo italiano e in tutti coloro che hanno amato il calcio raccontato con la sua inconfondibile voce.
Qui vi proponiamo un estratto dall’Introduzione di Bruno Pizzul a:
Nonni – collana Le parole di Francesco – Editrice Ave
Della grande attenzione e sollecitudine pastorale riservata a noi nonni da papa Francesco, diventa preziosa e puntuale testimonianza questa raccolta antologica delle sue parole, con l’aggiunta di alcuni testi del cardinale Bergoglio.
La frequenza e l’accorata partecipazione di Francesco sull’argomento sono il segno più evidente di quanto gli stiano a cuore i nonni e le nonne, che costituiscono le radici culturali e ineliminabili della famiglia, della società e spesso della stessa fede religiosa all’interno dei contesti nei quali si muovono. Come dire che, nella complessa e articolata storia dell’uomo, i nonni hanno sempre rappresentato un momento fondamentale e irrinunciabile per la dialettica degli sviluppi sociali, culturali ed etici, entrando in rapporto dinamico e funzionale con i giovani, con i nipoti, spesso prima e più che con gli stessi figli. Anche se papa Francesco ha testualmente affermato, proprio in un incontro con gli anziani in piazza San Pietro (28 settembre 2014), che il «nonno è padre due volte e la nonna è madre due volte», a sottolineare quella che comunque dovrebbe essere l’irrinunciabile unità della famiglia.
Ai nonni, che hanno avuto il dono di veder crescere i figli dei figli, spetta il compito fondamentale di trasmettere saggezza, esperienza di vita, moderazione e la cultura che ne deriva.
Sono i nonni a tener viva la fiamma della fede
Più volte, poi, il papa si è riferito alle vicende particolari che hanno visto protagonisti i nonni in momenti storici e in paesi sottoposti a dura persecuzione religiosa. Sono stati proprio loro, quegli straordinari nonni, a tenere viva la fiamma della fede nei propri nipoti, portandoli a essere battezzati di nascosto e preparandoli a rientrare nell’abbraccio della Chiesa una volta recuperata la libertà religiosa: hanno quindi contribuito a ricostruire il legame con la tradizione religiosa e con la fede, interrotto dal momentaneo distacco imposto ai genitori.
È inevitabile, di fronte a simili affermazioni di stima e di vera e propria gratitudine del papa verso la categoria dei nonni, che ciascuno di noi, nonno a sua volta, avverta l’inadeguatezza o la troppo tiepida attenzione del proprio fare con i nipoti, nel fondamentale momento della trasmissione di valori, di criteri educativi, di moderazione, di slancio religioso.
Del resto abbiamo assistito a un processo di rapido degrado della situazione personale di tanti anziani, troppi uomini e donne emarginati, pressoché esclusi da una società definita “dello scarto”, orientata cioè a dimenticare ciò che non è funzionale alla civiltà dell’utilitarismo e del consumismo. Se ne fa carico papa Francesco denunciando l’inqualificabile mancanza di attenzione delle autorità civili verso le esigenze e i bisogni degli anziani. Problemi, questi, acuiti dalla disgregazione delle famiglie: arrivano inevitabili situazioni di difficoltà, di povertà materiale e affettiva per le persone di una certa età, costrette a vegetare in qualche modo ed escluse da ogni contesto familiare.
Le conseguenze dei cambiamenti demografici
Le parole di Francesco a tal proposito sono di aperta denuncia e condanna, anche e soprattutto alla luce di considerazioni fin troppo evidenti. I progressi della medicina hanno determinato un rapido e, per certi versi, consolante aumento della durata di vita di uomini e donne, che viene però combinandosi, in esplosiva pericolosità, con il crollo generalizzato delle nascite, l’uno e l’altro fenomeno in atto soprattutto nei paesi considerati più evoluti e avanzati. Le conseguenze sono facilmente intuibili: ci saranno sempre più vecchi nonni considerati inutili e d’impaccio, sempre meno giovani attivi e capaci di alimentare le risorse necessarie per disegnare accettabili programmi di tutela sociale. Verificare che l’evidenza di simili problemi non genera la necessaria mobilitazione delle competenti autorità per trovare i rimedi necessari costituisce costante motivo di preoccupazione per il papa, che non manca di comunicarlo con fermezza e decisione.
Non manca l’apprezzamento di Francesco per i benemeriti istituti e per le case di cura che costituiscono ultimo rifugio per i nonni soli, anche qui peraltro con la presenza inquietante di altre situazioni in cui gli anziani trovano sistemazioni di dolorosa precarietà.
Molto belli i riferimenti di Francesco ai ricordi personali dei rapporti con i propri nonni. Patrimonio del resto da ritenere comune a tutti noi che conserviamo senz’altro nel cuore la rivisitazione di qualche momento di particolare condivisione affettiva con i nostri nonni.
Preghiera ed educazione, il regalo dei nonni
Probabile che, anche per molti di noi, si affacci il quasi inevitabile paragone sul modo in cui si sono venuti evolvendo i rapporti tra nonni e nipoti. Penso di non essere il solo a ricordare le preghiere in comune con i nonni, la loro preoccupazione di puntellare l’educazione personale, la suggestione delle storie di vita vissuta raccontate con la coinvolgente capacità di evocare cose passate ma importanti e degne di essere riportate.
Oggi, anche dove permangono almeno saltuariamente, i rapporti sono diversi, più veloci, caratterizzati dalla presenza costante dei distraenti moderni mezzi di comunicazione, pervasi dalla voglia di fare e avere tutto in fretta senza doverlo aspettare o tantomeno meritare. Vero è che, anche a causa della prolungata crisi del sistema economico, la figura del nonno in qualche modo è stata rivalutata, perché con la sua pensione ridiventa spesso sostegno per la famiglia: non lo si abbandona e dimentica più da qualche parte, ma lo si “ricicla” riportandolo nell’alveo familiare.